La Nuova Frontiera

Ha fatto notizia la stima di Cisco secondo la quale nel 2012 i dispositivi mobili connessi al web saranno più numerosi degli abitanti della terra e nel 2016, solo fra quattro anni, saranno 10 miliardi contro 7,2 miliardi di abitanti: 1,4 apparecchi digitali per ogni abitante. Le previsioni per il 2016 indicano inoltre l’Asia come il continente che produrrà la metà del traffico dati nel mondo, con la Cina che ne produrrà il 10% e il Giappone quasi il 30%.

La notizia fa senso, ma ha anche un senso?

La risposta è sì, a condizione però di porre l’accento non tanto sul dato commerciale circa la diffusione del mercato di tali  apparecchi, quanto su quello demografico relativo alla crescita della popolazione mondiale: le proiezioni sulla popolazione mondiale prevedono che  nel 2045 saremo 9 miliardi!

Cosa dire di questa tendenza?  Come valutare un’altra previsione, assai più inquietante, circa la diffusione per esempio del mercato dell’automobile nel mondo nei prossimi decenni? Oggi vi sono 800 milioni di veicoli circolanti in tutto il mondo (11,4 auto ogni 100 abitanti) e diventeranno 2 miliardi nel 2030 (28,5 auto  ogni 100 abitanti).  Tra l’altro notiamo come l’Italia abbia oggi l’ indice di motorizzazione più alto del mondo: 61 veicoli ogni 100 abitanti.

Ora, quale politico o economista avrà mai il coraggio di dire che lo sviluppo dei beni materiali cui siamo abituati e con i quali continuiamo a misurare la crescita e il rilancio dell’economia, non è più sostenibile nei nostri paesi e ancor meno è estensibile a quelle aree del mondo come l’Asia, l’America Latina e anche l’Africa che in misura diversa presentano sviluppi quasi  accellerati di crescita economica e demografica?  Se applicassimo il tasso di motorizzazione italiano alla sola Cina (il sogno proibito delle case automobilistiche) avremmo, con la popolazione cinese oggi  vivente, 732 milioni di veicoli circolanti!

Quando si esternano le proprie analisi o visioni politiche bisognerebbe avere presente, quanto meglio possibile, quel che  accade nel mondo mentre si pensa.  Una delle complicazioni che la information tecnology comporta, con la sua vastità e velocità,  è che ci risulta sempre più difficile poter esprimere la propria opinione con sufficiente sicurezza.  Perciò, suggerisco di dare ogni tanto una sbirciatina, per esempio, al sito  worldometers.  Forse accrescerà un senso di vertigine di fronte alla vastità  dell’informazione, con relativa nausea per la velocità con cui si accresce e diffonde, ma una volta acclimatati in questa realtà virtuale, saremo affascinati da questa nuova frontiera della cultura.

La numerosità dei dispositivi digitali connessi al web non  rappresenta dunque  il sorpasso dell’intelligenza artificiale rispetto a quella umana, come titola un articolo  su un quotidiano, almeno fino a quando qualcuno non inventerà un’applicazione capace di connettere i processori di tutti i dispositivi come fossero un unico computer.

Essa ci fornisce piuttosto un indicatore di come e in quale direzione si sta evolvendo la cultura umana, ponendoci nuove e più sostenibili prospettive di sviluppo per le relazioni umane future.  L’alternativa al disastro è la realizzazione dell’Utopia, dove per esempio sarà meglio che circolino informazioni piuttosto che automobili e, fin quando avremo bisogno di status symbol,  sarà meglio  possedere un computer quantico che un’auto sportiva elettrica.

Diceva Oscar Wilde che “Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo. E quando vi getta l’ ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela.”

 

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