Populus populi lupus

Così parlò Franco Fiorito: “E poi in carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in regione e nel partito. Anzi”  e ancora:  “Hanno abusato della mia negligenza”.  Dove e come ha vissuto certa gente ? Che visione ha avuto del mondo? Chiamano “realismo“ ciniche realtà indifferenti ai bisogni altrui e fedeli al pensiero individualistico e utilitaristico.

“Anch’io in gioventù credevo … poi la dura realtà” dicono.  Banalissimi cliché, spiriti immaturi precocemente maturati che non si smuovono e non progrediscono per tutta la vita, povertà intellettuale che si realizza in pochissimi assiomi e pochissime frasi.  Loro, che hanno capito la vita, mostrano in questa bella e profonda pensata la pochezza dell’uomo e la debolezza dello spirito.  Si nutrono di volgarità a dismisura, che piacciono al popolino e che il popolino volentieri compiace.

Costoro, appartengano o meno al popolo, quelli che appartengono al popolo sono i peggiori, una volta fatta la “scelta” si circondano di “amicizie” viziate all’origine da comportamenti che si adeguano alle circostanze mirando a trarne comunque profitto. Cercano ovunque “compagni di merende”, sorridono e sorridendo condannano con sufficienza qualsiasi morale, condannando la morale come moralismo.  Morale non è cosa che si mangia, dicono, e il popolino è d’accordo.  Morale è cosa che riguarda comunque gli altri, meglio anzi se non riguarda nessuno: una immoralità condivisa aiuta il potere.

“I giovani, insistono, sono solo degli idealisti, degli illusi”.  Anche Fiorito è stato giovane, anche lui ha tirato le monetine a Craxi.  Errori di gioventù, di quando anche lui si illudeva.  ”La realtà è un’altra” dicono e si dicono e compiacciono se stessi in ogni genere di iniquità che rechi loro, per quanto piccolo, qualche vantaggio.  Chiamano per nome il barista: “Luigi, un caffè per cortesia”, sono democratici loro, in fabbrica si mettono l’elmetto.  “Dammi mille lire e voto per chi vuoi”.  Se occorre stringono le mani a tutti.  Stringere mani non costa nulla, porta solo benefici.  Avere la faccia come il culo è assoluta necessità, un insegnamento di vita che ha il suo tornaconto e lascia gli altri ad abbaiare.  Sorrisi in pubblico e privata arroganza.  Lacchè e cani devono stare al loro posto.  Ai lacchè tocca qualche volta, rara o molto rara, la galera.  “Certo Fiorito, ti credo, ti crediamo, non eri certo il peggiore. Anzi”.  Tu il capo espiatorio, tu a scontare per tutti.  Del resto che vuoi, è sempre così, bisogna essere realisti”.

Avidità, cinismo, realismo e mansioni atte a ricevere un emolumento con il quale soddisfare la propria crapuloneria. “Avevo un tremendo bisogno di questo Suv”, (Franco Fiorito).  Si riassume in questa morale la cattiva politica, il berloscon pensiero, la dottrina che ancora regge le sorti del Paese che da una mentalità paesana non si è mai emancipato.

Bisogna riflettere che sono queste, con questa morale, le persone che occupano gli scranni e che se sono queste le persone di cui molta gente nel popolo condivide la “morale” e che vota.  Gente arresi da sempre che si proclama vincitrice per essere salita sul carro o invidiosa perché non c’è salita.  Bisogna riflettere e comprendere che al di sopra di intendimenti economici nulla cambia se non in proporzione al cambiamento della mentalità.  Solo la cultura ci salverà.

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