Lettera aperta a politici onesti.

S. Rodotà e G. Zabrebelsky(…) “Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani?”… “La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo?”… “È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata”.  (dalla risposta di Stefano Rodotà all’editoriale di Eugenio  Scalfari, LaRepubblica del 22 aprile 2013).

Chiarissimo Professore, mi stupisco del suo candore ma questo testimonia la dovuta ingenuità che l’onestà intellettuale pretende. Bersani si è genuflesso al M5S per giorni e giorni alla disperata ricerca di rendere possibile un governo invocando il senso di responsabilità data la tragica situazione in cui versa il nostro Paese.  Se ha accettato generosamente di prendere schiaffi in faccia, come è possibile che per una questione di principio del tipo ‘non è il nostro candidato’  si rifiuti di “chiamare” la sua persona?  Com’è possibile che scelga candidati graditi al Centro Destra e a Monti piuttosto che sostenere una persona, un compagno, mi si perdoni il termine, della sua stessa area?

Qualcuno glielo ha impedito. Sul suo nome, Rodotà, è stato messo un veto. Testimoniano in merito la mancata domanda dei giornalisti a esponenti del PD: “Perché non Rodotà?”, domanda più che legittima e più che ovvia. Questione posta pubblicamente solo dal M5S  e da Crozza (sic!) che ha spinto pochissimi a porla. Risposta?: “Non è il nostro candidato” o, con il modo più subdolo di evadere una domanda: “Perché non Prodi?”.  Quindi, non rispondendo e sapendo di imbarazzare sia l’uno che l’atro. Di più. Ho sentito dare dei “delinquenti” ai franchi tiratori da parte di responsabili del PD.       PCI meno “comunismo” uguale PDS,  PDS meno “sinistra” uguale PD. Purtroppo non si è cambiato solo il nome, ma la sostanza.  Si è persa la genuinità nella vana speranza (lunga quarant’anni) di conquistar il fatidico 51%, finché l’acqua acquisita non ha trasformato il vino in aceto.

Carissimo professore lei possiede in questo paese il più grave difetto: l’onestà, per di più quel tipo di onestà che meno aggrada, l’onestà intellettuale. L’onestà fa paura e infatti lei non sarebbe stato il Presidente di tutti gli Italiani, ma solo degli Italiani onesti, purtroppo non ancora una maggioranza.

La mia residua speranza è che attorno a personalità come la sua Stefano Rodotà unita a quella di non minore statura morale e intellettuale qual è Gustavo  Zagrebelsky  venga fondato un partito che porti a caratteri cubitali in nome della sinistra e della cultura e riunisca sotto di sé tutto il Popolo Della Sinistra: non un nuovo PD dunque, semmai un nuovo PDS.  Questo lo ritengo possibile e ne ho piena fiducia. Un’immensità di voti si raccoglierebbero su questi nomi e farebbero rinascere la sinistra dalle ceneri del PD.  Con stima e affetto, Walter Bocelli.

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