Forconi, forcaioli e forchettoni

imagesLe istituzioni sono un sedimento dell’evoluzione culturale ed esse meritano lo stesso rispetto che un credente ha per Dio. In democrazia bisogna saper distinguere il trono (l’istituzione) da coloro che il trono occupano legittimati dal popolo. Distinguere quindi i politici dalla politica, la polis-etica che ha come fine il Bene Comune. Il popolo vive nella più assoluta ignoranza di questa distinzione, vive cioè nell’analfabetismo politico. Cosicché ad essere eletti sono legittimi rappresentanti che rispecchiano in toto l’analfabetismo suddetto. Questo comporta l’assoluta ignoranza dell’ intendimento di democrazia, una democrazia per alzata di mano, legata alle forme e non alla sostanza, al numero e non ai valori. Di valori mai si parla né si discute, se ne disconosce persino l’esistenza. Conseguentemente sinistra o destra che siano hanno perso di vista qualsiasi morale tacciando di moralismo qualsiasi tentativo di far emergere come dovere dello Stato quello che deve essere il suo primo compito ovvero far progredire il popolo in civiltà.

Come in una paradossale tesi di Nietzsche ciascuno si sente libero di scrivere da sé e per sé le proprie leggi intendendo e bestemmiando con questo la dea Libertà. Valore in-discusso. Da qui l’importanza della cultura, cultura intesa come mentalità. Il decadimento morale (corruzione, falso in bilancio, tangenti, conflitto di interessi, nepotismo, furbizia relazionale in tutti a tutti i livelli, popolo compreso) ha condotto in modo precipuo questo paese alla recessione. Recessione che indipendentemente dalla crisi mondiale si è particolarmente espressa presso di noi a seguito di una regressione sociale che ha visto durante il  ‘berlusconismo’ affossare tutti i rapporti relazionali, da quelli politici, a quelli economico-commerciali a quelli meramente umani. Un gioco morale al ribasso che ha inquinato i rapporti sociali e di conseguenza anche l’economia.

Il degrado culturale, principale problema del nostro paese, è tale che esso non viene neppure visto. Si sono uniformati tutti a un’idea di “concretezza”, che ha portato in assenza di qualsiasi filosofia politica a questa paradossale situazione, l’ideologia del “fare” ha portato allo sfascio e ancora non ce se ne accorge.

E’ mia convinzione che ogni economia si regga sulla civiltà del suo popolo e basta guardare in modo non ideologico al mondo per comprendere questa banale e ovvia verità. La cultura quindi sta alla base di ogni economia, il che significa che bisogna essere per il popolo, per la sua crescita in civiltà, e giammai fare la sua volontà. Chi fa la volontà del popolo è già in nuce un traditore, un potenziale dittatore che alla fine dirà che è stato il popolo a tradirlo.

Affidereste la conduzione della vostra famiglia ai vostri figli? E non basta certo un’età anagrafica per dire una persona “matura”. Non si tratta di sporcarsi le mani, ma di stare in ogni compromesso con la schiena diritta. Il popolo si sente unito solo quando è “contro” ma nessuno del popolo è più lontano da chi gli sta accanto. Matteo Renzi è il nuovo capopopolo, è un uomo che ha raccolto i consensi “contro”, il nuovo attrattore del malcontento. Piace anche a destra proprio per questo, ma sono certo che nessuno o pochissimi di quelli che lo hanno votato conoscano quello che Renzi ha in testa. E probabilmente neppure lui.

La grande comunicazione raccoglie consensi laddove il sentire è più basso. Ciò detto ascolterò anch’io il PD secondo Matteo, come dire: quello che passa il convento, ma non credo fin da ora nel Salvatore.




Matteo Renzi, l’ultimo tribuno del popolo di sinistra?

Cola di RienziNon ho voluto partecipare a questa edizione delle Primarie del PD per la sostanziale inconsistenza dei quattro competitori, tuttavia sono favorevole al successo di Renzi (non con il mio voto) perché la mostrata capacità di essersi costituito come attrattore rispetto  al popolo-populista di sinistra e di centro lo pone nelle condizioni, qui in Italia ed ora, di sparigliare la partita politica e far uscire il PD dalla impotenza della palude ideologica.

Dunque, Matteo Renzi ha asfaltato i suoi rivali ed ora si appresta ad asfaltare anche il PD: vince dentro il PD con l’astensione di oltre un terzo degli iscritti (sic!), indicatore della resistenza al cambiamento di una classe dirigente morta, e vince fuori dal PD con una inaspettata partecipazione al voto, indicatore della diffusa volontà di rinnovamento nella politica. Renzi cambierà sicuramente il Partito Democratico, quanto all’Italia è cosa assai più complessa e si vedrà. Un’affermazione personale che richiama alla mente mutatis mutandi  quella di Enrico Berlinguer. Intanto, a poche ore dai risultati l’annuncio della costituzione della nuova segreteria composta  da 7 donne e 5 uomini di età media 35 anni.

Come l’hanno presa gli sconfitti? Le dichiarazioni e le facce di Cuperlo e Civati durante lo spoglio delle schede ce lo hanno indicato. Più illuminante a mio parere risulta invece la dichiarazione di Enrico Letta: “Fino a ieri era in campagna elettorale, da domani anche Matteo dovrà sporcarsi le mani con le istituzioni”. Dopo un parlamentare che giudicò una ‘porcata’ la legge elettorale da lui stesso presentata e da molti appena votata, ecco un Presidente del Consiglio che ci ricorda che le istituzioni sporcano le mani (dopo ‘mani pulite’ ça va sans dire). Non è un lapsus, è che siamo parlati dalla lingua e che il livello di regressione culturale cui siamo giunti è tale che la verità può essere mostrata alla luce del sole senza che nessuno, abbagliato dalla luce, la sappia cogliere.

In attesa di passare dalle primarie all’università io mi consolo con le parole di Hegel: la frivolezza e la noia che invadono ciò che rimane ancora, il presentimento vago di qualcosa di sconosciuto, sono i segni premonitori di qualcosa d’altro che è in cammino.