“Ma finiamola, si sa che il popolo deve essere guidato”. Sono perfettamente d’accordo con l’intervento di Massimo Cacciari. Quello che penso della volontà popolare l’ho già altrimenti espresso in più occasioni su questo blog: il popolo va guidato, ma solo se questo è nell’interesse del popolo. E aggiungo che nessuno è sacrificabile, a meno che non vogliate essere voi quello che deve essere sacrificato. Solo in questo senso la fuga dal voto può essere giustificata. L’intervento era rivolto al giornalista del Corriere della Sera che nella trasmissione Omnibus su La7 evidenziava come l’opposizione del referendum sull’acqua fosse dovuta alla mancata applicazione di una legge sulla privatizzazione. Il privilegio che mi deriva dall’essere un pensionato mi permette alla mattina di assistere a dibattiti politici alla televisione e la cosa di cui mi sono accorto è che i temi trattati sono ben differenti da quelli dei talk show serali. Sgombri da ogni populismo giornalisti, politici, filosofi partecipano su quelli che ritengono, al di là della chiacchiera, i temi reali e concreti: la stabilità e la forza di governo necessita di essere indipendente dagli umori popolari, di lasciar fuori il popolo dalle scelte politiche. Necessità assoluta per poter non essere ricattati e bloccati su provvedimenti necessari che non siano non graditi alla popolazione o ai rappresentanti di piccoli partiti .
Quello che mi aspetto è dunque, anche di contro alla volontà popolare, una lotta alla disuguaglianza, ai poteri forti, alla criminalità organizzata, alla corruzione, alle lobbies, alla casta, al familismo al sessismo, all’omofobia, a tutto quanto fa del nostro paese un’anomalia dovuta alla cultura ovvero a una mentalità la cui arretratezza coinvolge il popolo non meno di chi lo rappresenta.
Credete forse che Matteo Renzi abbia anche solo una vaga idea di tutto questo? Ne ha mai parlato? Se va bene tutto rimandato. Di ‘fare’ queste battaglie Renzi non ha la più pallida intenzione e grazie al NCD suo scomodo alleato ne ha anche l’alibi. A tutt’oggi non si conosce ancora il programma di Renzi e non lo si conosce per l’unico motivo “che deve essere taciuto”, poiché provvedimenti per una patrimoniale soffrono già del veto del NCD e addio lotta alla disuguaglianza, perché alla giustizia non si vuole un ministro giustizialista ma uno garantista e addio lotta alla corruzione, perché nel job act si parla di disapplicare l’art.18 e aumentare la flessibilità in entrata e ed uscita e addio ai diritti. Perché Renzi è “amico” dei poteri forti e si sa: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
A Omnibus il solito ritornello: la centralità del lavoro. Si parla di investimenti per aiutare le imprese per far ripartire la produzione. Questo mito è il più ipocrita di tutti. Far ripartire, far aumentare la produzione per vendere a chi? A casa soldi per comprare non ce ne sono. Vendere all’estero, dunque, per un futuro da terzo mondo in cui la popolazione nostrana aspetta il turista, il ricco straniero. Ovviamente in competizione con gli altri stati del Sud Europa.
Le imprese come problema principale e prioritario hanno quello che non squilla il telefono, e il telefono non squilla perché l’impoverimento generale ha affossato i consumi e non v’è nulla che possa rimediare alla diminuzione della domanda. La domanda è l’unico e vero motore per l’economia. L’unico imperativo economico per uscire dalla crisi è far entrare più soldi nelle tasche dei cittadini, secondo equità e giustizia naturalmente, l’unico modo affinché i cittadini possano vivere e le imprese ripartire. Il resto, tutto il resto, è in dipendenza di questo unico punto. La redistribuzione del reddito, la lotta alla corruzione e la possibilità di battere moneta si impongono. Su questo silenzio assoluto!
In pratica a Omnibus, tutti concordi, si parla di quanto ingiustamente sia stata bistrattata la povera Fornero (sic!) e della necessità di tagliare ulteriormente la spesa pubblica bloccando il turn over, garantendo l’efficienza dei servizi attraverso l’informatizzazione. Alé, altri blocchi per l’occupazione giovanile e uomini sacrificati alla “scienza” cosicché la tecnologia anziché permettere a tutti di stare meglio ingrasserà solo ulteriormente i profitti dei poteri forti creando una crescente disoccupazione. Si parla di dismettere, vendere e privatizzare anziché utilizzare e valorizzare i beni posseduti creando posti di lavoro, ovvero investire sul patrimonio posseduto. Se si vende, o si svende, chi compre avrà per certo il suo tornaconto e per quale motivo questo tornaconto privato non dovrebbe essere anche di interesse pubblico? Perché non cercare di rendere produttivi quelli che per lo Stato sono solo dei costi: diano in concessione dietro un corrispettivo anziché svendere. Anche così si creerebbero posti di lavoro.
Ma per investire – dicono i realisti – ci vogliono i soldi e lo Stato non ne ha, per cui la sola cosa che rimane da fare è tagliare e vendere per realizzare i capitali utili a diminuire le tasse e investire. Dove li troviamo questi capitali? “ma è ovvio – dice ancora Cacciari – tagliando la spesa pubblica, non licenziando ma bloccando il turn over”. Cosicché il grande filosofo della disuguaglianza non trova realisticamente di meglio che creare nuovo scontento e nuova mancanza di occupazione . Ma credete veramente che vessare il popolo non sia senza conseguenze? L’economia si fonda sulla fiducia sento dire dai professori e alti funzionari tecnici dell’economia. In verità la fiducia che cercano è quella dei mercati e si pensa di raggiungere la fiducia dei mercati sfiduciando il popolo.
Non mi piace Renzi, per essere ambiziosi bisogna servire l’umiltà. Il principale conflitto di interessi è dentro di noi, non si può servire Dio e Mammona. “Non è per Socrate, fosse per Socrate buttatelo nello sterco, è la Verità che io difendo”.