Quando l’ignoranza si fa opinione

TalkShow-Italiani-650x372Chi può conoscere di più una cosa di chi l’ha provata sulla propria pelle? Questo adagio legato alla personale esperienza è una delle più madornali bestialità. Gira indisturbata nella testa di tutti. E diventa spettacolo.

Parimenti si ritiene che chi subisce, in quanto sofferente, abbia voce in capitolo “per dire la sua”, per suggerire rimedi alla sua situazione supponendo nel più terribile degli equivoci che chi ha ragione sia in grado anche di ragionare. Pensate a questo: forse che un malato di cancro conosce la materia più di un oncologo? Dovrà essere lui a suggerire rimedi? Esorcismi per il malocchio, spiriti, decotti, tisane, terapie new age? Ancora. Se vediamo aggredire qualcuno per strada potremmo senz’altro affermare che l’aggressore è una persona malvagia e decidere o meno di intervenire, ma con altrettanta certezza non possiamo dire nulla, assolutamente nulla, sulla bontà o cattiveria di chi viene aggredito. L’oppresso potrebbe essere anche peggiore dell’oppressore, dell’oppresso non ne sappiamo nulla. Eppure corriamo in soccorso dell’oppresso non solo per salvarlo dall’aggressione, ma per ascoltarne l’opinione con un indebito sillogismo: se l’oppressore è cattivo allora l’oppresso è buono e viceversa. Siamo impestati da luoghi comuni.

Per informarmi sullo stato delle cose sono moralmente e civilmente obbligato ad interessarmi anche ai programmi televisivi, dai “migliori” ai più scadenti, perché  sono tutti documenti del costume dell’epoca. Sono portato di conseguenza a seguire, sempre meno in verità, talk show che meglio di altri programmi fanno il punto sulla situazione. Sono tutti di natura populista e tutti cercano l’audience. Denunciando il disagio, il disastro o la tragedia cercano di far notizia e ovviamente per far notizia bisogna parlare di quello che alla gente interessa e dare visibilità alla gente stessa, rendere la gente protagonista, farla comparire in televisione e farla parlare. Si chiede di conseguenza alla gente non solo di denunciare il disagio, ma di esprimere la propria opinione, accreditando ad ogni opinione proferita non solo valore di realtà, ma di verità. Ogni sproloquio proferito viene così elevato ad opinione, mai contraddetto, per lo più riverito, il pubblico a casa si riconosce nell’opinione espressa e il gioco è belle che fatto. Assenso del presentatore, applauso del pubblico. Disgustoso.

Quando la gente parla io mi rendo consapevole solo del degrado culturale in cui versa l’intero paese. Degrado, questo sì che è responsabilità della politica, sia di chi ci ha governato, sia di chi è stato all’opposizione perché né uno né l’atro si sono ancora accorti dell’arretratezza culturale in cui versa il paese. Questa rincorsa al ribasso della cultura popolare espressa dai politici e dai giornalisti alla ricerca del consenso è quanto di più culturalmente pernicioso per il paese. La gente con i politici odia la politica, l’unica santa istituzione che può trarli d’impaccio, confonde il trono con il re, l’istituzione con il suo malgoverno. Come potrebbero diversamente? Sono appunto la gente. Quella che si trova unita in piazza e nemica nel condominio, che a bocca aperta ascolta l’imbonitore. La polis è uscita non solo dal cuore delle gente, ma anche dalle istituzioni. C’è stato un tale degrado culturale che ha precipitato il paese in un analfabetismo sociale, politico e filosofico.

Tor Sapienza. “In un quartiere malfamato della periferia …” si legge in più di un romanzo. Alla lettura nessuno obbietta, va da sé che un quartiere periferico sia anche malfamato, superflua ogni spiegazione. Ma se si tratta di intervistare la gente di quel quartiere subito si dimentica e si corre subito e senz’altro a sostenere qualsiasi sciocchezza venga proferita dalla gente di quel quartiere, purché sia la gente a parlare. A straripare non sono solo i fiumi ma l’ignoranza. Poi arriva il professore: il degrado e la malavita nelle periferie sono fattori endemici cui la politica dovrebbe porre rimedio. In che modo? Dando ragione alla gente … passerelle di politici nel quartiere e passerella la trasmissione stessa.

Una meschina ipocrita, opportunistica e colpevole piaggeria si eclissa dietro a uno sciagurato amore per il popolo. Sorge la domanda delle domande: di chi la colpa? Di chi la responsabilità? E tutti i pecoroni dietro al pifferaio di turno a cercare una risposta con una certezza nel cuore : “abbiamo ragione noi e siamo incazzati”. Tutti a puntare dita e forconi ora contro questo o quello, ora contro i politici, ora contro gli immigrati, ora contro i rom. Gli uni e gli altri che bella babele di imbecilli. L’ignoranza, quella di tutti, grazie ai talk show si fa opinione e attraverso il degrado raccoglie il consenso. Più basso è il livello del pensiero e quello della pancia, più si avvicina al “gusto” popolare e più consenso si raccoglie. Alla fine i politici per ottenere il consenso prescrivono “decotti e tisane” come rimedi contro il cancro e i malati votano gli stregoni. Salvo poi lamentarsene. Solo la cultura ci salverà.

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