Il deserto cresce

Unknown-1Non si tratta del riscaldamento terrestre, ma della incomunicabilità creata dalla frenesia jihadista che rende sempre più difficile una qualsiasi forma di dialogo con lo Stato Islamico che pretende di costituirsi sull’orrore. Cresce pericolosamente la distanza che ci separa da questa inciviltà.

Non si tratta soltanto di iconoclastia, perché la questione propriamente teologica sull’utilizzo o la distruzione delle immagini religiose non ha impedito alle religioni abramitiche, la cristiana e l’islamica in particolare, di produrre quello splendore artistico che oggi possiamo ammirare, per esempio, in Andalusia e in Sicilia. Ed oggi, nella misura in cui gli allarmi di attentati terroristici in Europa e in Italia sono realistici, possiamo temere attentati anche alle opere d’arte, agli edifici e monumenti nelle nostre città.

Sarebbe qui il caso, ben al di là dell’ipocrisia del politicamente corretto, di far precedere i video sulla distruzione sistematica del Museo di Mosul dall’avviso “le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità“ perché qui l’orrore non è più soltanto la violenza di un omicidio, resa ancor più insopportabile dall’efferatezza della sua esecuzione, ma è l’espressione cruda dell’abiezione umana, dal momento che mostra l’essere umano disumanizzare sé stesso fino al punto di uccidere le proprie origini.

Di fronte all’avanzata degli jihadisti e alla esibizione mediatica delle loro imprese diversi commentatori si pongono pur da diverse posizioni politiche e religiose sempre più frequentemente le stesse domande: “quanto dureranno ancora?”, “quanto ancora il resto del mondo starà a guardare i loro video?.  Adriano Sofri su LaRepubblica: “(…) Ammazzano, umani di carne e ossa e umani di pietra, e aspettano, ubriachi di sé, d’essere ammazzati”.

Dobbiamo temere le nostre reazioni quanto le azioni dei nostri nemici. Il Male gode della “proprietà transitiva” per la quale esso non solo possiede i carnefici, ma si trasmette  alle vittime rendendo quest’ultime anche peggiori dei carnefici, costringendole a collaborare al loro livello e a perdere qualsiasi dignità. L’abate Aranud Amaury in occasione del massacro degli eretici Catari a Béziers, interrogato da un soldato su come poter distinguere nell’azione gli eretici dai cattolici, avrebbe risposto: “uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”.  Nietzsche fa dire a Zarathustra che sì il deserto cresce, ma subito dopo ammonisce: guai a chi cela deserti dentro di sé!

 

 

 




La proprietà transitiva del male

La Pietà di Michelangelo_ Allo spagnolo Samuel Aranda del New York Times il premio miglior foto 2012 dal World Press PhotoAl di qua del bene e del male ognuno in cuor suo pensa sempre di aver ragione. Il più efferato crimine si giustifica sempre con la buona fede. L’ ”io sento” trova sempre in sé le ragioni del proprio essere. Non solo Eichmann, ma anche Hitler hanno agito in “buona fede”, ovvero nella fede che loro ritengono buona. Questa verità deve essere chiara a tutti. Il crimine diventa crimine solo se e quando viene scoperto e solo allora associato, se associato, alla vergogna, ma in chi la fede è incrollabile neppure la condanna e la morte provocano il pentimento e salvano così anche la loro dignità. Se dunque non è la buona fede a salvare l’uomo, che cosa fa della coscienza una buona o una cattiva coscienza? Che cosa fa dell’uomo l’uomo?

L’essenza del male è la perdita della compassione. La compassione è ciò che relaziona il sé all’altro da sé e fonda con ciò la morale. Senza la morale che dice umano ciò che è umano, ciò che fa dell’uomo l’uomo, la buona fede si sostituisce nella coscienza capace di qualsiasi delitto nel sacrificio anche a costo della propria vita. Il Male gode della “proprietà transitiva” esso infatti non solo possiede i carnefici, ma passa alle vittime rendendo le vittime anche peggiori dei carnefici costringendole a collaborare e a perdere qualsiasi dignità. La perdita di dignità porta le vittime a collaborare spontaneamente coi carnefici e perduta tra di loro la solidarietà a essere a loro volta carnefici di se stessi.

Il Male gode inoltre di un’altra proprietà la “proprietà cumulativa”.  Al Male offerto dai carnefici si va a sommare il male profferto dalle vittime e il Male nella sua generalità aumenta. La responsabilità del male profferto dalle vittime va a sommari a quello offerto da carnefici, ma l’oppressione delle vittime sulle vittime è non di meno responsabilità delle vittime. La compassione è fede laica quanto religiosa, ha luogo nell’uomo solo in quanto conquista sociale dello spirito in modo indipendente da qualsiasi credo e per questo universale.

La scomparsa della compassione segna proporzionalmente la scomparsa della dignità che nella compassione trova il suo fondamento. Un uomo senza compassione è anche moralmente un uomo senza dignità. Questa è la logica che unisce oppressi e oppressori. Ogni regime che consideri, e nella misura in cui consideri, gli altri come massa di manovra, forza lavoro, numeri al servizio di alcunché (oggi il Mercato) opera nel male e sminuisce la coscienza di ciascuno: anche gli oppressi divengono ad uno a uno individualmente peggiori.

Il baluardo a difesa del Male trova nella dignità un suo fiero avversario, ma la dignità non ha radici se non si fonda sulla compassione e l’espressione più alta della compassione è la misericordia. Scrive Shakespeare ne Il Mercante di Venezia: La misericordia per sé non mai soggiace
 a costrizione; essa scende dal cielo
 come rugiada gentile sulla terra 
due volte benedetta:
 perché benefica chi la riceve 
come chi la dispensa. Solo la cultura ci salverà.