Parlati dalla lingua

UnknownUnknown-1Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia dichiara in conferenza stampa a Palazzo Marino, 22/03/2015 che: “Non sarò candidato sindaco nel 2016″ e subito dopo dichiara “sono coerente non c’entra la stanchezza (…) fin dalla campagna elettorale ho sempre detto che avrei fatto un solo mandato”. Ma allora perché alimentare per mesi un’attesa nei suoi sostenitori e avversari politici se la sua rinunzia ad un secondo mandato era stata predeterminata? Non solo, ma la predeterminazione della rinuncia al secondo mandato è così motivata “anche perché volevo che a Milano crescesse una classe dirigente di sinistra capace di governare la città”. Questa è un’altra sospensione di giudizio. In attesa di riconoscere nella nuova candidatura a Sindaco quale sarà il risultato di tanta formazione di una nuova classe dirigente di sinistra assistiamo già alla lotta tra Assessori per rivendicare l’eredità: se Piaspia è Achille, chi sarà Ulisse e chi Aiace Telamonio?

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi in una intervista al quotidiano La Repubblica del 22/03/2015 a proposito delle dimissioni del Ministro Lupi dichiara che : “ci si dimette per questioni politiche ed etiche non per gli avvisi di garanzia”. Dichiarazione davvero esemplare della sottocultura e amoralità dei politici italiani. La casistica così posta concepisce i tre enti, politica, etica e legalità,  distinti e separati tra loro, senza alcuna relazione al punto che il comportamento può essere adottato in funzione di uno di essi singolarmente a secondo della convenienza e dell’opportunità. Che poi uno dei poteri separati dello Stato, la Magistratura, sia appunto “separato” viene qui inteso come ininfluente nei confronti dell’agire della singola persona, sia essa intesa come persona fisica (l’individuo) che persona giuridica (il ruolo pubblico).

Mantenere una tale concezione tribale mostra però contraddizioni anche attraverso la lingua parlata, che non riesce più a camuffare la vera natura del ragionamento. Richiestogli una valutazione sul candidato del PD De Luca: “Lui ha fatto una scelta diversa, considera giusto chiedere il voto agli elettori e si sente forte del risultato delle primarie”. Tralasciando di commentare l’uso arrogante della “volontà popolare”, la volontà di un popolo che per altro non si accorge di chi vota, è interessante notare come il nostro confuti con tanto candore la sua analisi su De Luca quando rispondendo in merito alla richiesta di archiviazione per le vicende giudiziarie che hanno riguardato suo padre Tiziano così dichiara: “…le persone meritano di essere giudicate in tribunale e non dall’opinione pubblica”.




La scienza fine di mondo

UnknownSi sa che il giornalismo crea notizie sensazionali per ottenere attenzione. La notizia cerca il successo di pubblico, non certo della critica, la sua verità è solo cronaca nera. Poi si aggiungono l’ignoranza sugli argomenti, l’assenza di verifiche delle fonti e le errate traduzioni linguistiche. È accaduto recentemente che due warning lanciati, a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, da numerosi scienziati operanti nelle due aree diella ricerca tecnologica tra le più più avanzate, l’intelligenza artificiale e l’ingegneria genetica, sono stati diffusi come allarmi di prossime catastrofi del genere umano, la prima per opera delle macchine, la seconda per mutazioni genetiche indotte artificialmente:

– 400 autorevoli scienziati (tra cui Stephen Hawking) hanno firmato una lettera aperta:  Research Priorities for Robust and Beneficial Artificial Intelligence: an Open Letter  con la quale hanno lanciato un avvertimento sul rischio che “i nostri sitemi di intelligenza artificiale dovranno fare quello che noi vogliamo che facciano, non il contrario”;

– 16 biologi hanno pubblicato su Science Embryo engineering alarm ,  una moratoria internazionale sull’uso della nuova tecnica di manipolazione del genoma che se applicata all’uomo potrebbe cambiarne il DNA in modo tale da rendere ereditaria la manipolazione stessa (la stessa inventrice della tecnica è tra i firmatari).

Al di là del merito delle due singole argomentazioni, e del fascino esercitato dalle profezie apocalittiche, ciò che qui si vuole mettere in evidenza è il fatto che pur muovendo da diversi campi dello sviluppo tecnologico e della ricerca scientifica si arrivi ad una determinazione comune, come se vi fosse una sorta di finalità in virtù della quale l’evoluzione del pensiero porti ad una comune verità.

Il coincidere di questi due appelli sul rischio per l’umanità potrebbe essere allora considerato come una conferma della teoria psicologica della sincronicità  di Carl G. Jung, il quale sosteneva che la causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini.  La stessa coincidenza può essere per altro considerata anche come una conferma del fenomeno scientificamente accertato della convergenza evolutiva, il fenomeno per cui specie diverse che vivono nello stesso tipo di ambiente, o in nicchie ecologiche simili, sulla spinta delle stesse pressioni ambientali, si evolvono sviluppando, per selezione naturale, determinate strutture o adattamenti che li portano ad assomigliarsi moltissimo.

Quanto al significato etico dei due appelli ricordiamo il Manifesto di Russell-Einstein del 1955 con il quale gli 11 scienziati firmatari lanciarono nel pieno della Guerra fredda, un appello per il disarmo nucleare che Joseph Rotblat, scienziato che abbandonò il progetto Manhattan e fu in seguito Nobel per la Pace nel 1995, presentò con la famosa frase: ricordatevi della vostra umanità, e dimenticate il resto.




Venti di guerra

imagesNon metto in dubbio che essere pacifisti significhi mettere la pace come valore prioritario e assoluto. Il che significa che la pace va difesa e garantita in ogni modo con qualsiasi mezzo. A tal fine, poiché come afferma Shopenhauer “Tutto lo spirito di questo mondo non può nulla con chi non ne possiede nulla”, è mia convinzione che un intervento contro la violenza così come proposta dal sé dicente Stato Islamico sia più che mai necessario. Il piano dell’Isis è chiaro: sgomentare il mondo con la hybris degli antichi greci o la matta bestialtade di Dante per richiamare l’Islam al sentimento umano più ancestrale: l’appartenenza. Guerra totale in nome di un Dio, Allah, che ancora si pensa diverso e che si bestemmia non nel nome, ma nei fatti, riportando l’uomo ai sentimenti più tribali in un oscuro passato dove la crudeltà e la forza erano le uniche virtù.

Questa regressione dello spirito che confina lo spirito all’interno degli istinti e delle passioni e che ha in odio i sentimenti, si appella all’appartenenza etnica come ad un’appartenenza di razza o ancor più anticamente di specie. Nessuna possibilità di dialogo e il pericolo di vedere masse islamiche in nome di un fanatismo religioso che esalta l’etnia, la razza, l’appartenenza scivolare verso le tenebre. Muoia Sansone con tutti i filistei. L’Europa ha già vissuto questa tragedia.

I guerrafondai nostrani vorrebbero subito l’intervento militare, un intervento da parte dell’occidente, intervento ispirato alla vendetta sulla base degli stessi principi di appartenenza con l’alibi di appartenere ad una maggiore civiltà oggettivamente riconoscibile che scusa il proprio intervento con l’altrui barbarie,  ma è proprio in ragione di questa maggiore civiltà che bisognerebbe agire responsabilmente e agire su un piano diverso.

Credo quindi sia opportuno che un intervento militare, che si rende indiscutibilmente necessario, avvenga solo ed unicamente tramite forze islamiche che andrebbero appoggiate con ogni mezzo da parte dell’Occidente senza intervenire in nessun caso direttamente contro l’Isis su un territorio che a non importa se a torto o a ragione la maggior parte dell’Islam considera proprio, sacro e inviolabile.

L’Occidente, quello di von Clausewitz come quello di Roosevelt, dovrebbe questa volta limitarsi a boicottare economicamente e finanziariamente lo Stato Islamico e a impedire li suo armamento, di cui sappiamo bene che direttamente o indirettamente anche l’Occidente è responsabile: abbiamo sempre venduto fucili agli indiani. Ma non basta, bisognerebbe soprattutto intervenire economicamente con un nuovo e massiccio “Piano Marshall” per sostenere quel Islam moderato e democratico che pure esiste, rinunciando almeno in parte a vedere in quei territori solo giacimenti petroliferi da sfruttare. Occorrerebbe rivedere insomma la politica delle “sette sorelle” investendo parte dei profitti a questo fine affinché giungano alla popolazione e non piuttosto a quei dittatori, cani da guardia, che poi in nome della democrazia si vogliono defenestrare.

Ritengo indispensabile inoltre un aggancio culturale con tutto l’Islam laico, ancorché credente, e un suo sostegno in civiltà con ogni mezzo. La civiltà ha raggiunto indubbiamente anche l’Islam, dove esiste per certo una larga fascia di persone che hanno da lungo tempo superato la barbarie e che condividono con l’Occidente gli stessi valori, ovviamente non quei valori di disuguaglianza, sfruttamento e oppressione che neppure noi condividiamo. Quello che so di certo è che se l’Occidente attaccherà militarmente l’Isis frontalmente sul suolo dell’Islam la guerra e il terrorismo si estenderanno senza confini e non ne verremo a capo così come non siamo venuti a capo in nessun luogo nelle guerre finora perpetrate. Solo la cultura ci salverà.




Landini ti voglio bene

imagesLa politica viene definita sui dizionari (Treccani) come la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica. Ora, l’arte di governare può essere intesa solo come possibilità in mano a chi può esercitarla e quindi di politica si dovrebbe occupare unicamente solo chi detiene il potere o più estensivamente politica può essere intesa come l’interesse che i cittadini hanno a partecipare dell’azione di governo. Dopo L’état, c’est moi, attribuita a Luigi XIV che instaurava la monarchia assoluta, siamo arrivati alla democrazia: governo a cui prendono parte diretta o indiretta tutti i cittadini. In democrazia quindi i cittadini hanno diritto di interessarsi di politica, ovvero si deve tenere conto della loro opinione.

Il povero Maurizio Landini (Bersaglio mobile, 13 marzo 2105) tentava disperatamente di esercitare questo diritto in modo discorsivo e propositivo. Ma l’interesse dei giornalisti nelle persone di Marco Damilano, faccia da bravo ragazzo, e del vicedirettore del Fatto quotidiano, giovane di recentissima nomina, era unicamente conoscere le intenzioni di Landini a proposito della possibilità di formare un nuovo partito alla sinistra del PD. Il bravo Enrico Mentana illustrava il passato come una lunga serie di fallimenti in questa direzione, mentre Landini assisteva sconfortato. Invano tentava di far capire la rovinosa situazione sociale in cui versiamo e che il suo tentativo era di raccogliere forze culturali e politiche sufficienti a farsi sentire e poter cercare una rappresentanza in un parlamento che ora non mostra attenzione alle masse di lavoratori precari, sottopagati, disoccupati e altro, e che il suo era solo un primo momento per svegliare le coscienze e raccogliere il consenso. In tutta la trasmissione il ritornello era lo stesso “dove vai se il cavallo non ce l’hai”.

Il buon Maurizio, saldatore e sindacalista, con il suo quasi diploma non riusciva a spuntarla con quei bravi ragazzi con una laurea in tasca. La sua faccia sempre accigliata sprizza onestà da tutti i pori, ma per i gigioni della politica l’onestà è condizione necessaria, ma non sufficiente, anzi a volte neppure necessaria. Guardavano Landini con benevolenza, ma come a qualcuno che non capisce, non arriva a capire. Il che è vero, verissimo, tuttavia le cose dette da Landini non erano sue opinioni, ma fatti, fatti con cui loro stessi, i giornalisti professionisti dell’informazione, avrebbero dovuto concordare prima di muovere a critica saltando i fatti e interrogare Landini sul “che fare”. Avrebbero potuto dire “Siamo con te” prima di dire come troviamo la forza per ottenere una rappresentanza in parlamento. Se ne sono stati invece lì, in poltrona con aria saputa e sorriso di sufficienza ad ascoltare le sbrodolate logorroiche di Toro scatenato.

“Queste cose le sappiamo ma come possiamo farle valere?”. Volevano verificare insomma se Landini era portatore di qualche novità, novità di lotta. Del resto il loro mestiere è quello di giornalisti, giornalisti politici. Così mentre il paese scivola nel burrone non trovano di meglio che sconfortare chi pur a detta loro non avendone i mezzi cerca disperatamente di lottare. Personalmente ritengo che il saldatore può essere al più un capopopolo, ma non abbia la statura di un capo politico, né lui d’altra parte lo vuole, è il primo a dirlo, la sua umiltà, preziosissima, lo fa cosciente della cosa, ed è proprio per questo che andrebbe massimamente appoggiato e non scavalcato o ancora peggio deriso, come pare aver fatto la minoranza PD, forte solo del suo entrismo improduttivo.

Io non vedo Maurizio Landini a capo di un partito alla sinistra del PD, né ci si vede lui, ma voi giornalisti riconoscete un Matteo Salvini a capo della Lega e altri figuri come abili politici e per questo degni di essere capi. Qui il punto, essere abile, disonesto magari, ma abile. Allora la domanda è: “Fare politica significa sapersi giostrare nei giochi di potere e trovare il consenso o adoperarsi per migliorare le sorti del Paese?”. Quando arriveremo a distinguere la politica dalla partitica? Quando arriveremo a sganciarci da questa logica? La gente confonde ancora partitica con politica e a causa di questa confusione odia la politica. A questa confusione concorrono tutti i media che fondano l’informazione sulle opinioni e sui numeri, il più delle volte nemmeno compresi, e non sulla realtà, non fanno cultura, non aiutano l’opinione pubblica a distinguere Dio dal diavolo.

Il “detto” si sostituisce al “fatto” e cade in un abisso profondo. Eppure, una cosa è la politica, nobile arte cui tutti sono tenuti a partecipare, una cosa è la partitica, arte del compromesso e del raggiro al fine di ottenere soldi e potere. Come distinguerle? Difficile, ma per cominciare bisogna dirle due! Ma a quanto pare non è solo la gente, per realismo anche gli “intellettuali”, i politologi, gli eruditi del mestiere, alimentano questa confusione. L’unico uomo onesto – dicono – è un uomo capace (Croce). Vero, ci mancherebbe altro, ma un medico capace si deve occupare non solo della malattia ma anche del paziente (Platone). Forse Landini non è un primario, ma non vi è dubbio che si occupa della gente. Senza di questo l’apparenza avrà sempre la meglio sulla verità, la partitica sulla politica e il realismo sulla realtà. Tutti in coro, giornalisti e politici ragliano “I fatti non contano, contano solo le opinioni” e caro Landini vai a “pigliartelo nel culo” (Daniele Luttazzi), come tutti quegli idealisti che pensano di poter cambiare, una minoranza destinata a rimanere sempre tale nel paese delle meraviglie. Solo la cultura ci salverà.




Critica del pensiero pratico

Schermata 2015-03-04 alle 15.48.46Se cerchiamo su un dizionario dei sinonimi e contrari  i significati dell’aggettivo “pratico” possiamo trarre utili spunti per condurre un’analisi su ciò che riguarda il pensiero che viene formulato sulla pratica, del tipo: vale più la pratica che la grammatica. Ho scelto il dizionario del Corriere della sera perché rispecchia a mio parere meglio di altri il pensiero comune: Sinonimi: “concreto, effettivo, reale, tangibile; utile, efficace, semplice, facile, comodo, agevole, adatto, adeguato; idoneo, abile, capace, esperto, preparato, competente, ferrato, versato, affidabile, provetto, valente, efficiente”. Contrari: “astratto teorico: inutile, inefficace, difficile, complicato; inabile, incapace, inesperto, impreparato”.

Notiamo come tutti gli attributi dei “sinonimi” portano in sé positività in quanto giudizio di valore nel pensiero di chi legge, mentre gli attributi dei “contrari” diversamente portano in sé un carattere di negatività. Il che dimostra già nelle lingua un giudizio di valore che privilegia nettamente il pratico-concreto sull’astratto-teorico. La prassi sulla teoria.

Ebbene, gli sforzi compiuti dall’evoluzione per preparare un organo come “il cervello”, per essere pronto a interpretare una realtà di fatto assai complessa vengono completamente ignorati. Di fatto la mente umana è il risultato di un processo di neotenia, fenomeno evolutivo per cui negli individui adulti di una specie rispetto ad un’altra permangono le caratteristiche morfologiche importanti per fornire un più ampio spettro di adattabilità ambientale rispetto alla specie ancestrale più specializzata.
Più banalmente, si può dire che più si ritarda l’entratura (la maturazione cerebrale) di un essere esistenziale nel mondo, più un individuo è in grado di interpretare l’ambiente. Il che anche significa che la complessità è indice di maggior capacità adattiva.

Questo ritardo è fondamentale per organizzare nella sua indeterminazione la necessità di pensare prima di agire, una latenza che fonda la capacità di interpretazione teorica della realtà. Un cavallo si alza in piedi ed è in grado di camminare e correre appena nato, mentre ad un umano occorre un periodo di almeno tre anni per poter completare le funzioni vitali necessarie alla sopravvivenza. Il che dimostra indiscutibilmente, sul piano evolutivo, la superiorità delle funzioni teoriche sulle abilità pratiche.

Ciò non bastasse bisogna considerare che l’uomo è tale solo in quanto rispetto agli “animali” pone l’io come oggetto, ovvero è capace di riflessione e di coscienza. Il mancato uso della riflessione e della coscienza ci degrada infatti a semplici animali. La natura degli animali è indubbiamente semplice (meno evoluto perché meno complesso, meno organizzato), ma questo attributo non ha in sé un giudizio necessariamente positivo. Esso è più comunemente espressione degli istinti e genera il “pensiero debole”.

L’inversione proposta da Marx tra piedi e testa che consegna all’economia il primato sulla cultura e quella proposta da Heidegger tra tecnica e scienza con consegna, secondo l’attuale tendenza filosofica, alla cibernetica della filosofia, sono pertanto da considerarsi nella migliore delle ipotesi strumentali, momenti strategici del pensiero volti al contingente, ma diversamente in un ambito più estensivo della filosofia esistenziale evolutivamente ritrovata, semplicistici, profondamente errati e fuorvianti.

Tendenze populiste che vogliono in definitiva arrendersi alla realtà, realtà intesa come materialità dell’essere che crea il pensiero e non viceversa. In politica Real Politik intesa parimenti come concreta materialità (pragmatismo) al di sopra di qualsiasi ideologia o finzione teorica. Un popolo ridotto dal pensiero debole a plebe ovviamente concorda e vota. Chi è in grado di intendere intenda.
 Alla fine anche il dizionario rispetta senz’altro il pensiero dell’uomo comune che ignaro di sé, vede sé nell’agito delle proprie mani e dei propri piedi.

L’uomo comune ha orrore dei libri e dello studio, cui si costringe ob torto collo solo per un profitto personale e pratico, appunto, in vista della cosidetta carriera. Dello studio in sé (la cultura) poco importa, vuole solo sfruttare il positum dell’intelligenza altrui e consumare il prodotto senza alcun riguardo a chi pensando più originariamente i beni ha procurato, una categoria di intellettuali poco pratici. L’erudito e insipiente agisce egoisticamente nel sociale con una politica di utilizzo, sfruttamento e consumo del tutto indipendente dalla considerazione del prossimo, ignaro della sua stessa esistenza. Una monade animale che usa l’intelligenza solo a proprio vantaggio.

Pratico quindi, “pensiero pratico”o pragmatico, a mio avviso dovrebbe essere definito anche come il pensiero di colui che vede il mondo solo come utilizzo, che si disinteressa totalmente degli altri, il prossimo, e del mondo, pensando solo alla individuale e personale realizzazione e al proprio profitto. Un cliché. Poiché politica, filosofia oggi concordano … la vita in bellezza! Solo la cultura ci salverà.