Nascita della morale

Dei bambini giocano in un giardino pubblico. Carluccio sottrae un giocattolo ad un altro. Giannino prende una manciata di terra. Sta per scagliarla. “No” grida la madre. Giannino si ferma e la guarda stupito. Hanno tre anni. Analisi.

Tutti siamo convinti della non bontà del gesto di Gianni, come tutti siamo convinti dell’innocenza del gesto. Perché? Deve essere esistita in passato un’epoca in cui il gesto non veniva condannato. La condanna del gesto ha fatto nascere la morale. Il gesto in sé è ora universalmente condannato ma ora siamo disposti a dirlo nocivo non solo per oggi ma anche per il passato,  condannando comunque il gesto ma scusando la persona per l’immaturità dello spirito dell’epoca, ovvero la norma morale ha assunto un valore non solo universale ma assoluto: sciolto, incondizionato dal luogo e dal tempo.

Bisogna osservare che la condanna del gesto non inerisce la condanna del bambino, il quale soggettivamente pensa alla sua reazione come qualcosa di buono e di giusto, il bambino è in tutto per tutto innocente, non può essere condannato per le sue intenzioni. Discriminare tra la bontà del gesto e la volontà di nuocere e il fondamento per l’analisi.

Il “No” della madre è ora universalmente condiviso, ma esso è divenuto precetto morale assoluto perché condanna anche chi ancora sostiene che Gianni nel tentativo di scagliare la terra era nel suo diritto. Quello che ora a noi pare ovvio è in verità una conquista morale, una conquista dello spirito, ossia lo spirito progredisce secondo valori assoluti rispetto al passato.

Ciò significa due cose. La prima che l’ovvio riguarda lo spirito e la sua maturazione. La seconda che la morale poiché si evolve segue una logica. La logica dello spirito tuttavia non ha prove materiali come quelle che riguardano la conoscenza nel campo della scienza, essa si mostra ovvia solo in proporzione dello spirito soggettivamente posseduto.

Le verità dello spirito possono essere solo soggettivamente intese. Ne consegue che nulla può essere dimostrato a chi non possiede lo spirito sufficiente per ritenere ovvio quanto asserito dalla regola morale. Sull’ovvio avviene ogni intendimento. Paradossalmente ci si intende solo con chi ha già capito o con chi rimane aperto e ascolta per capire. La mancata educazione spirituale è responsabile dei  disagi sociali.

Bisogna considerare che la civiltà progredisce moralmente in spirito attraverso l’educazione. Col crescere in civiltà l’importanza dell’educazione è cresciuta, indipendentemente dall’attenzione che a questo problema è stato posto. Norme morali si sono via via introdotte per dirigere le pulsioni del passato che ancora resistono nei nostri “cromosomi”, gli istinti.  Il dislivello culturale tra il grado di civiltà raggiunto da un popolo e un bambino alla nascita, è tanto maggior quanto è maggiore il grado di civiltà raggiunto.

Di conseguenza tanto maggiore sarà la strada che il bambino dovrà percorrere: il livello raggiunto dal gruppo filogeneticamente deve essere raggiunto dal bambino ontogeneticamente, nel corso della sua esistenza. Le regole che una società si è data risiedono generalmente nei valori fondanti la società ovvero nella costituzione.

Ma bisogna considerare che l’educazione non è mai la stessa per tutti in tutti gli ambiti del sociale. E che i governi di tutte le nazioni non hanno mai preso in seria considerazione la maturazione dello spirito in ambito morale. Questo comporta che gli individui in quanto maturità dello spirito si  spalmano più o meno caoticamente nel sociale su di una gaussiana, dal più misero fino al più sapiente.

Ovvero in ogni società ci sarà sempre chi giustifica come corretto il gesto compiuto da Gianni come chi, discriminando, condannerà il gesto e con amore correggerà Gianni e anche Carluccio, condannando il gesto e proteggendo sia Gianni sia Carluccio dalla frustrazione, ma la forma della gaussiana dipenderà da quanto complessivamente la nazione è in grado di operare per la maturazione dello spirito dei suoi cittadini.

A mio parere attualmente poco più della provvidenza. Il sociale quindi si presenta nell’insieme come una pluralità di individui stratificati su diversi livelli di maturazione tali che ciò che appare ovvio agli uni non pare ovvio ad altri in proporzione alla maturità posseduta. Uno spazio tridimensionale a diversi livelli di pensiero e di sensibilità sociale, in cui ognuno intende democrazia come “il diritto di dire la sua” in modo del tutto indipendente dalla maturazione del suo spirito.

Di contro “Non si deve Gettare la terra negli occhi ad un bambino” assume valore assoluto, assoluto morale, ovvero assume valore di verità, di verità morale. Chi non condivide questo assoluto negherà il valore di verità dell’asserito e la verità verrà chiamata “opinione”, e la pretesa di verità dell’asserito una violazione della propria libertà. Questo accade perché lo spirito di chi afferma la verità come opinione rivive pulsionalmente lo spirito immaturo del bambino, a lui parrà ovvia la reazione aggressiva di Gianni e tenderà a giustificarla come “umana”.

La condanna dell’aggressività è qualcosa che è avvenuto molto gradualmente nella storia. Ci sono stati tempi in cui l’aggressività è stata considerata “valore”, virtù, e come ben sappiamo ancora oggi il nemico è assai duro da sconfiggere. Bisogna ben comprendere che le norme morali non rientrano nella Legge, ma fanno parte unicamente dell’educazione spirituale.

Pochi sono quelli che arrivano a intendere nella Legge norme dello spirito e non tutte le leggi sono regolate dalla morale, pochissimi quelli che intendono nella legge lo spirito. I più non distinguono lo ius dalla lex. Soprattutto i legulei. La specializzazione non è sinonimo di coscienza.

Gianni si blocca e non getta la terra negli occhi di Carluccio. In lui nessun principio morale, una reazione istintiva in cui si sente in pieno diritto viene bloccata. È l’autorità della madre a impedire il gesto. Gianni obbedisce alla madre ma non ha nessunissima idea delle conseguenze del suo gesto o sul motivo del perché non debba farlo. Senza maturazione dello spirito che comporti sia la valutazione delle conseguenze che la motivazione Gianni non interiorizzerà mai la regola come sua e se in futuro non ripeterà il gesto sarà solo per la sua fede nell’autorità. La fede nell’autorità è e non può che essere il suo primo insegnamento.

Ovvero la sua prima maturazione avviene solo nell’introiezione della norma come fede nell’autorità, impara l’obbedienza. Le società autoritarie fermano lo sviluppo dello spirito a questo stadio: cittadini-sudditi obbedienti. Ogni progresso individuale viene bloccato e condannato (morale collettivista). I passi che lo spirito deve compiere per raggiungere la maturità sono all’interno di un sociale moltissimi e in verità non sono molti quelli che arrivano a comprendere nei paesi più avanzati lo spirito della Costituzione, pochissimi quelli che vanno oltre.

Quello che ora importa osservare è che lungo questo cammino non si contano i caduti, ossia quelli che arrestano il proprio livello emotivo man mano e si perdono per strada. Non mancano inoltre in ogni società bolle d’ignoranza mantenute tali anche da mezzi d’informazione che in nulla aiutano la maturazione e che anzi giocano al ribasso. 

Da ultimo il sociale si presenta come una tettonica a strati senza soluzione di continuità in cui a ogni individuo pare ovvio ciò che agli altri non appare. Come in una montagna i più vivono a valle mentre altri prendono a scalare faticosamente il monte. La realtà rimane in tal modo diversa per ciascuno e ciascuno dentro di sé si sente libero di esprimere la propria opinione secondo quello che per lui pare ovvio e pensa di averne diritto.

La negazione dell’assoluto in morale è la negazione dell’evoluzione dello spirito nel suo processo di maturazione sia filogeneticamente che ontogeneticamente in senso culturale. In tal modo la libertà viene da tutti diversamente percepita, intesa, agita.

Gianni si sente libero quanto getta la terra negli occhi di Carlo e impedito quando la madre gli grida “No!”. Ogni mancata maturazione comporta la lettura delle norme come una violazione alla propria libertà. Difatti il libero agire è in dipendenza della propria coscienza e quanto più è alta la coscienza tanto più la libertà viene frustrata. Di che libertà si tratta? La considerazione delle conseguenze non viene presa in considerazione da chi ha bassa maturazione dello spirito per cui il diritto, soggettivamente inteso, difende la propria libertà. 

Esiste dunque una libertà egoistica, dovuta alla mancata maturazione dello spirito e una libertà che saluta nel prossimo nuove conquiste spirituali. La maggior parte della gente non è matura per la democrazia e pretende con l’ignoranza di difendere la propria immaturità, non riconoscendo come verità se non la propria opinione, negando l’esistenza della verità e equipollenti tutte le opinioni. Più si scende è più il mondo si appiattisce. La democrazia infatti pretende la maturità dello spirito.