Io penso come mi piace

734998_143240769168199_38304282_n«Lo spirito del mondo non ci vuole popolo: ci vuole massa, senza pensiero, senza libertà». Parrebbe la riflessione critica di un laico sulla crisi della politica e della democrazia e invece sono le parole di Papa Francesco, argomento della sua omelia odierna.  Il Pontefice si rivolge come Cristo agli “Stolti e tardi di cuore” ammonendo che lo spirito del mondo «vuole che andiamo per una strada di uniformità» e «ci tratta come se noi non avessimo la capacità di pensare da noi stessi; ci tratta come persone non libere». Il Papa prosegue quindi dicendo che «il pensiero uniforme, il pensiero uguale, il pensiero debole» è «un pensiero diffuso” che alla mancanza di riflessione si oppone  con l’ “Io penso come mi piace!”, invitando a «pensare liberamente, pensare per capire cosa succede».

Nessun uomo di buona volontà e onestà intellettuale, laico che sia, può disattendere queste verità.  Ovviamente per papa Francesco la libertà di pensiero è solo in Cristo, in quel cuore che ci ha insegnato a pensare e ad amare senza essere schiavi del proprio tempo attenti a cogliere il segno dei tempi senza relegarlo per realismo al  qui ed ora  o per relativismo all’ io penso come mi piace. Guai a chi è schiavo del proprio tempo. La natura ed il suo vivente fluire non furono mai chiusi entro giorni, notti ed ore (Talete). Ma al di là della visione teologica rimane che certe verità siano talmente universali da trascendere ogni religione e ogni laicità.

Una recente mia lettura di “Dal Cristocentrismo al Cristomorfismo. In dialogo con David Tracy”, del pastore cattolico don Dario Balocco, rilevo la seguente sua osservazione critica: “Per riuscire nella comunicazione è necessario infatti compensare l’obiettiva debolezza del discorso , con la forza del soggetto che lo proclama e la debolezza dell’ascoltatore”.  L’autorità dunque dà forza al discorso in proporzione alla debolezza di pensiero di chi ascolta. L’assunto che il locutore possa servirsi della propria autorità o dell’autorità di altri per avvalorare il proprio discorso è un fatto. E che questo sia reso possibile, tanto più possibile, grazie alla debolezza della platea è altrettanto vero.

In pratica sia don Dario Balocco che  Papa Francesco stanno parlando dell’intendimento più vero della Cultura una maturazione in mente e cuore dello spirito per quella auspicata trasformazione da massa a popolo che può avvenire solo attraverso acquisizione di coscienza. La ‘coscienza di classe’ è stato tentativo in questa direzione e ha prodotto a suo tempo notevoli risultati.  Il fallimento del ‘comunismo reale ‘ha gettato via il bambino con l’acqua sporca, il momento di aggregazione è stato sacrificato all’ideologia (Chiesa rossa). Formare le coscienze avrebbe dovuto significare dare cultura al popolo secondo libero pensiero. Come sempre è divenuto catechizzazione, sostituendo l’idolo al Dio.

Questo errore capitale è caratteristico di ogni ideologia, religiosa o laica che sia. Finché avremo una platea debole, debole di spirito, non potremo aspirare a nessuna democrazia. Della cultura ovvero della maturazione delle coscienza non se ne è occupata la destra, che anzi ha tutto l’interesse a mantenere debole lo spirito e a operare perché l’analfabetismo dilaghi nelle masse, ma neppure la sinistra che ha ignorato in modo totale il problema attaccata ad una ideologia economicista del lavoro privandola della cultura, della formazione delle coscienza, un argomento del tutto estraneo.

Tutto questo ha portato a una regressione ben più grave della recessione che stiamo vivendo, di cui anzi la recessione non è che l’ultima conseguenza. Mondiale. Il mostro senza testa, la Finanza, sta divorando l’essente.

In Italia, paese dalla cultura particolarmente arretrata, da parte della destra come baluardo di tutti gli sragionanti proferiti esistono due punti fermi: la figura carismatica del leader e il suo consenso, milioni di voti di schiavi che si pensano liberi. Sono la massa, quella platea debole costituita non solo dai votanti di destra, ma da tutti coloro che riconoscono all’imbonitore merito e intelligenza, per quell’amor che affossa il mondo e tutto lo governa.

Dice papa Francesco «cercare cosa significano le cose e capire bene i segni dei tempi». Non  rimarrà ai laici che sperare nel Papa?  Solo la cultura ci salverà.

 

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