Lupi solitari e global hackers

images-2images-1Ad un secolo dalla Grande Guerra, ancora sotto shock per la follia terroristica degli jihadisti, scoppia la cyber-guerra mondiale. Non un colpo di pistola la causa, non una gola tagliata, ma apparentemente la censura di un film. La Corea del Nord, che si suppone abbia  hackerato il sistema informatico e email della multinazionale Sony rea di aver prodotto un film parodia del regime di Pyongyang, ha subìto un devastante cyber-attacco : l’intera rete del regime di Pyongyang è stata messa completamente fuori uso per parecchie ore. L’attacco in verità non è stato rivendicato da nessuno e sebbene il Presidente Obama abbia dichiarato che il fatto avrebbe avuto conseguenze il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha così commentato l’accaduto: “A volte la rappresaglia si può vedere, a volte no.”

La realtà ingenuamente definita virtuale rivela d’un tratto tutta la sua potenza materiale, considerato quanto la nostra vita quotidiana, l’intera integrità e sicurezza nella moderna società dipenda dal web (energia, economia, finanza, sanità, difesa, trasporti…), sia dal lato dei produttori che da quello dei consumatori.  Accettato il concetto, mutuato dalla fisica, che il potere risiedesse nell’informazione, i sostenitori della democrazia politicamente corretta hanno sostenuto come un mantra l’idea che la trasparenza applicata tanto in politica quanto nella economia e finanza potesse essere l’arma di difesa dei cittadini liberi e giusti contro gli abusi di un potere occulto ed ingiusto.

Ma così si è fatta della trasparenza un feticcio coprendo la sua essenza ovvero l’onestà, dal momento che la trasparenza altro non è che il modo attraverso il quale si manifesta l’onestà di una persona. Se gli individui che operano nelle istituzioni non sono onesti dentro di sé non possono operare con trasparenza nei rapporti con gli altri da sé. Al più essi possono aspirare a quella pseudo etica della professionalità, cinica e opportunista, che si esprime, nel chiuso dei propri ruoli come monadi, con la convinzione che non vi sia “niente di personale” mentre si compiono le più orribili azioni.

Gli attacchi informatici sulla rete e gli attacchi terroristici per le strade urbane prefigurano nuovi scenari per la “guerra al terrorismo” che dovrà essere condotta nel backstage del palcoscenico della democrazia, de iure si reciteranno in chiaro le parti dei diritti umani e civili contrapposte alle efferatezze degli attentati e delle oppressioni, de facto si svolgeranno operazioni militari coperte volte a neutralizzare i nuclei terroristici con armi tradizionali e tecnologiche. Hacker come sniper, cecchini contro lupi solitari. Non è una novità assoluta se si ripensa alla passata “guerra fredda” e ai metodi israeliani (tipo “Operazione Ira di Dio”), dai quali dovremmo pur imparare qualche cosa (sic!), ma la nuova “guerra asimmetrica” impone una scala globale perché il terrorismo è diventato oggi, come già da tempo lo sono diventati il capitalismo e il web, per sua natura globale e non può ammettere limitazioni territoriali o temporali.

Dal “pensarci sempre, non parlarne mai” del terrore dei regimi oppressivi nazisti e comunisti, al “a volte la rappresaglia si può vedere, a volte no” delle democrazie che debbono difendere i propri principi come una volta gli stati difendevano i propri confini.

 

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