La modica quantità della morale

imagesQuando una realtà è “stabile e duratura” l’obiettivo da porsi per contrastarla è “ridimensionarla nei limiti fisiologici“. La questione morale si affronta dunque con la ratio della modica quantità. No, non stiamo parlando di stupefacenti, ma di corruzione. Questo il logos di Raffaello Cantone, come si evince dalla sua  intervista rilasciata su La Repubblica. Potrebbe trattarsi di una ennesima espressione di quel pensiero debole   (relativismo assoluto) tanto diffuso che dopo faticose analisi prende atto realisticamente del mondo per adagiarsi poi sul “così fan tutti”. La realpolitik dei moderni “uomini del fare”. Purtroppo si tratta, invece, di una dichiarazione fatta da un rappresentante non solo delle Istituzioni, ma proprio di quella Istituzione preposta a combattere la corruzione: l’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Bisognerebbe indignarsi per la povertà dello spirito, per lo spirito superficiale, qualunquista e per questo volgare di quelli che in aria di sapere filosofico sentenziano “sempre”, “è sempre stato così”, “ci sarà sempre” o “mai. Passi per il popolino, la cui filosofia non viene opportunisticamente mai criticata, ma quel pensiero debole appartiene anche alla schiera dei “politici” o degli “intellettuali” che nelle stesse radici filosofiche fondano la loro azione e il loro pensiero.

Laddove bisognerebbe cogliere l’evoluzione dell’essere dello spirito da zero a infinito, lo spirito della natura come quello della storia, il cambiamento che giustifica nella fysis il nascimento e il motore dell’essere, di fronte ad emergenze esistenziali che da millenni stravolgono l’esserci, ebbene di fronte a tanto divenire le eccelse menti sanciscono “è inutile, la corruzione ci sarà sempre” e parlano di una “patologia fisiologica”, a regime.

La povertà delle loro anime, la miseria del loro spirito sarebbero solo meritevoli di profonda compassione se non fosse che il pensiero debole e il basso sentire facessero parte considerevole e integrante del popolo di barbari a cui ancora apparteniamo. Pensate or per voi se avete fior d’ingegno se, ma solo per esempio, una scienza ancorché ancora empirica come la medicina ragionasse con ugual ingegno ed un medico di fronte ad un tumore dicesse “è inutile, la malattia ci sarà sempre” e si arrendesse alla patologia dichiarandola fisiologica. Demenziale. L’allocuzione, priva di senso, non dovrebbe trovare alcun destinatario, di nessuna utilità.

Chi dice sempre o mai a proposito di patologie sociali, qualsiasi esse siano, denuncia in sé una sterile, misera, insipiente dimensione dello spirito, né ci si potrà attendere da costoro parole o azioni che possano in alcun modo giovare al cambiamento. Arresi in nuce non daranno germogli, ma solo palliativi, spesso ipocriti e interessati, si preoccuperanno diversamente di conservare cadaveri nella ghiacciaia come immagine del proprio fallimento che si vorrebbe quello di tutti. “Sempre e mai” detti con rassegnazione, sospiro dell’anima nel tentativo di cogliere la profondità dell’umano destino: sospirano per paura di respirare. O detti con realismo, realismo che fotografa la realtà pensando al presente con un’immagine cristallizzata dell’eternità. Il “qui e ora” domina la scena e condanna qualsiasi volontà di cambiamento come utopia. La schiera dei senza tetto popola l’essente. Cinici o depressi, vogliono tutti giù nel baratro insieme a loro.

Dal nichilismo cinico di Giuliano Ferrara, quello che trasuda nell’intervista a Gad Lerner su LaF del 14/01, secondo cui “la corruzione è una malattia endemica. Qualcosa che è stato e sempre ci sarà. Un fatto marginale, un parassita indebellabile. Inutile preoccuparsene , vano occuparsene. Perdita di tempo e di energie: ci pensi la magistratura. Gli scandali servono solo al giornalismo per pubblicare. E poi … cos’è questa balla che le tangenti le pagano i contribuenti, anzi anche i contribuenti alla fine fruiscono benefici dalle tangenti. Pensiamo alle cose serie, ai ponti alle autostrade”  alla rassegnazione realistica del  ” Non riusciremo mai a sconfiggerla (la corruzione, ndr.) del tutto perché nessuno degli stati moderni ne è indenne” di Raffaele Cantone, il male, perché del male si tratta, viene considerato una patologia-fisiologica, e su questa grande verità si fonda il loro pensiero e l’azione che si limita ad accettarne una modica quantità. Inconsapevoli e insipienti predicano e agiscono a partire dalla povertà filosofica del loro grande e profondo sapere.

Ma quello che più ancora dovrebbe indignare è che nessuno da nessuna parte sollevi obiezioni. Sarebbe interessante ascoltare nel merito i commenti dei cavalieri della società civile, quelli che “i principi non sono negoziabili“. La verità è che nel nostro Paese non si ascoltano le parole della predica, ma solo il pulpito che la promana e si accetta il pensiero per adesione emotiva e di parte in ossequio alla simpatia per il personaggio affidandosi non al verbo, ma all’autorità. Appartengo dunque sono. La rivoluzione luterana deve ancora avvenire nella laicità del nostro paese. Solo la cultura ci salverà.