Dobbiamo diffidare degli -ismi. 

220px-Worshiping_the_golden_calfNell’immaginario collettivo, il senso comune, il termine ideologia ha assunto oggi una connotazione per lo più negativa. Infatti esso viene spesso percepito come una metafora dell’autoritarismo, evocando il fantasma del nazismo o del comunismo. Tutti ritengono di conoscere il termine e conversano tra di loro ora in favore “il problema è che non ci sono più ideologie” o contro “ma questo è ideologico!” come dire “falso”, idee astratte avulse dalla realtà. Ideologia è un’altra di quelle parole polisemiche in uso al linguaggio su cui esiste una grande confusione. Se consultiamo un dizionario (p.e. Treccani) all’osso e alla radice si evince che si tratta di credenze, credenze più o meno validamente supportate. Tali credenze sono il supporto, lo stroma di sostegno epocale di ogni civiltà. Ovvero l’intendimento profondo e allo stesso tempo superficiale che sostiene in quanto trama l’ordito dell’umanità nel qui e ora. Rappresentano il pensiero unico il mezzo e lo scopo del sociale. “L’enunciato gli antichi credevano che …” non fa riferimento alle sole conoscenze scientifiche, ma al complesso delle credenze che costituivano la mentalità, il modo particolare di concepire, intendere, sentire, giudicare le cose. In definitiva ogni ideologia è portatrice di un diverso modo d’esserci, l’odore e il sapore stesso di un’epoca, che vive come spirito in carne e ossa una diversa felicità diversamente distribuita all’interno di un tutto che insieme è vita e prigione, teatro in cui si recitano, senza saperlo, ruoli e parti di significato universale.

Detto diversamente, l’esistenza non è mai stata la stessa e non è tuttora la stessa. Malgrado l’avanzamento della scienza e della techne gli antichi siamo ancora noi. Ancora noi a spalancare la bocca davanti alla scoperta del fuoco.
Il modo particolare di concepire l’esistenza, la mentalità, pretende una ragione, uno scopo. Lo scopo in passato è stato dettato dalle ideologie, credenze religiose, filosofiche, politiche e morali. Le ideologie per quanto falsificabili hanno sempre avuto l’enorme e indiscutibile pregio di collegare ovvero tenere unito un popolo o più di un popolo e di contribuire in modo essenziale alla sua sopravvivenza. in questo senso le religioni possono essere considerate come la prima forma dell’ideologia e in questo senso si spiega la loro radicazione nella gran parte dell’umanita’. Ciò non testimonia la loro validità, ma la necessità di un progetto comune senza il quale la disgregazione è inevitabile.

Da quando la scienza si afferma come verità non si può più parlare a proposito di scienza di credenze, la scienza di fatto non è una credenza, la scienza si afferma come verità e oltre al compito di spazzare via credenze che si intromettono nel suo campo e come tali possono essere smentite, mostra al suo interno il metodo con cui la verità va cercata falsificando verità religiose, filosofiche, politiche e morali che pretendono di essere il verbo in un campo che non gli appartiene tentando di limitare la scienza in ogni sua nuova stagione. Questo beneficio assoluto portato dalla scienza all’umanità ha illuso l’umanità che attraverso la scienza sarebbe arrivata all’uomo la felicità, affidando alla scienza e alla sua sorella gemella la techne, ogni salvezza. Il pensiero illuminista che alla scienza si è rifatto ha creato un mito e moltissimi fedeli.

A che la scienza? Possiamo ritenere utile la scienza per due motivi, uno per vincere l’ignoranza di credenze che la contraddicono, l’altro per migliorare la sopravvivenza. La sua importanza quindi per migliorare la condizione umana è indiscutibile. La scienza dunque è un mezzo per raggiungere due scopi, eliminare la fantasticheria e migliorare la sopravvivenza. Tuttavia vi è un campo che alla scienza non compete: la morale. La scienza migliora la sopravvivenza, ma non necessariamente la vita. La scienza è un mezzo e in sé è indeterminata, senza scopo. L’azione dipende dallo scopo, cambiando lo scopo anche l’azione cambia ponendo al timone le varie ideologie, la scienza in sé non ha altro scopo che quello di progredire con un unico fine che presuppone la centralità dell’uomo e della vita umana (paradossalmente se al centro ci fossero gli animali ogni azione della scienza cambierebbe) per quanto riguarda la sua sopravvivenza, non è un soggetto né volitivo né pensante, ogni suo prodotto può essere usato da chiunque per qualsiasi scopo in dipendenza di credenze. La scienza è a-direzionale, il fine rimane indeterminato. L’uso dunque non riguarda la scienza, ma unicamente la morale che si fonda sulla volontà. Una “democrazia procedurale”, è una democrazia che guarda solo al contingente seguendo una tecnica politica per obiettivi contingenti qualificati come reali e trasferisce la propria equità agli esiti della propria applicazione, al di fuori di qualunque ideologia e qualsiasi epistème, verità morale, ai soli fini di trovare il consenso, ma obbedisce di fatto all’ideologia dominante: l’ideologia economica del Mercato, espressione della della Techne, che il capitalismo, sua concretizzazione, si illude di dominare. Il risultato è il volere della maggioranza in luogo del bene comune, di qui ogni populismo.

Il capitalismo ha un unico fine l’accrescere se stesso, aumentare all’infinito il profitto, in particolare il profitto privato. I cosiddetti “governi tecnici” e la “democrazia procedurale” agiscono in toto all’interno di un’ideologia capitalista meglio dei regimi autoritari. Le Leggi di Mercato sono di fatto il supporto tecnico dell’ideologia capitalista. Vengono chiamate leggi per ingannare sulla loro oggettività appellandosi alla scienza. Il vecchio mondo si rifaceva a verità rivelate che sono ormai al tramonto e al cui tramonto ha contribuito grandemente la scienza. Si va lentamente ma inevitabilmente verso l’ateismo e il nuovo dio unico valido assertore della verità è rimasta ai livelli più alti la sola scienza, scienza troppo astratta e lontana per la gente comune che ha bisogno di idoli, ora la Techne arriva nel quotidiano più vicina all’uomo sotto tutti i profili.

Di tecnica devono ora dotarsi tutte le ideologie, economiche, finanziarie, politiche e pur anche religiose. La techne diviene quindi la nuova arma da combattimento. Assume in sé un valore assoluto e ci si rivolge a lei come una volta ci si rivolgeva in preghiera al crocefisso immagine di Dio. Il popolo ha bisogno di vedere e toccare, ha bisogno di idoli. Sia fatta la sua volontà. Chiesa, Stato e Capitalismo si contendono ancora gli scopi. La Chiesa è sempre più in crisi: l’epistème in quanto verità rivelata è ormai sempre più logora. Lo Stato con la sua democrazia procedurale non ha più come scopo il bene comune e riesce sempre meno a mediare tra il bene comune e gli interessi della maggioranza, opera unicamente per il raggiungimento di obiettivi secondo la volontà popolare. In questa situazione il Capitalismo prospera tirando i fili ai governi, prospera anche grazie all’insipienza dei filosofi, rassegnati fantasmi del passato, che cedono il passo alla Techne. Il relativismo e un neo-oscurantismo illuminista hanno assassinato la Verità.
Tra tali colossi, in un angolo la filosofia sembra destinata a perire. A perire per mano degli stessi filosofi che per realismo, la peggiore delle credenze, si rivolgono ormai alla filosofia come a una lingua morta e passano il testimone alla “cibernetica”. Come a dire “la filosofia ha fatto il suo tempo”. Genuflessi alla scienza si sono perduti totalmente nel labirinto del pensiero, si sono dimenticati dell’essere e hanno smarrito completamente lo scopo: la ricerca della Verità. Solo la Sapienza ci salverà.