La civilta’ impone il rispetto non l’uguaglianza

Una ragazzina viene violentata dal branco: stuprata e svergognata. In modo indipendente dalla colpa la femmina a giudizio di tutti a è marchiata dall’infamia. Questa mentalità non è altro che un residuo ancora vivo 

nel meridione d’Italia e in molti popoli della terra del giudizio in assenza di colpa, giudizio che testimonia come sentimenti primitivi, di sentimenti si tratta, sopravvivano all’interno delle culture attuali.

Testimonia altresì l’esistenza di una legge morale: non ci può essere condanna senza colpa. Questa che ora si presenta come un’ovvietà e stata una delle più grandi conquiste morali dell’umanità, un’umanità che è stata da sempre “fuori legge”; questo assunto segna la nascita della Giustizia in seno alla Legge, un Titano cieco e oscuro che dall’eternità del tempo l’ha preceduta.
Il valore ovvio e incontrovertibile di questa Legge Morale esclude dalla chiacchiera dannosa e sterile ogni relativismo. Il “chi decide cosa” nell’assolutezza della legge è già deciso: è e rimane in assoluto un parametro di Verità. La Verità esiste.

Ovvio che chi vive in una mentalità passata dove la “legge della jungla” impera, la jungla ha le sue leggi e i suoi imperativi. La storia di queste leggi copre milioni di anni e dal comportamento animale al comportamento umano centinaia di migliaia di anni in cui le leggi non sono mai state le stesse, ma come ogni altro esistenziale si sono evolute ed evolute sempre più velocemente secondo parabola. La considerazione della femmina, per più che giustificate ragioni di sopravvivenza del gruppo, non poteva in passato essere quella che è attualmente divenuta. I diversi gradi di evoluzione della civiltà hanno visto mutare di volta in volta la considerazione da un puro oggetto d’uso per il sesso e la prole a un essere di pari dignità, una “persona” al di là, al di sopra del genere di appartenenza. Per inciso questo processo deve essere ancora concluso per difficoltà da parte di entrambi i generi a concepire “persona”. La “persona” di fatto non fa mai alcun riferimento al genere né quando pensa né quando agisce.

Il salto da “oggetto a persona” copre miriadi di anni e segna con un vettore, la direzione della civiltà e l’esistenza della Verità: una verità morale che si afferma di fatto nello spirito dell’essere di contro a ogni becero relativismo. I relativisti che vorrebbero “culture di uguale dignità” sono solo pensatori di sterile e debole pensiero con cui non vorrei nemmeno polemizzare se un malaugurato falso senso dell’uguaglianza e della giustizia non fosse nella testa di tutti, anche dei migliori. L’idea che la verità sia relativa e che nessuno possa giudicare un altro dal proprio punto di vista sommata alla tirannica democrazia del dubbio, fanno di questi personaggi i più forti oppositori all’avvento della Verità.

Che chi giudica svergognata una bambina innocente in quanto stuprata, viva nell’assoluta convinzione della correttezza del proprio sentire, (sentire confortato dal sentimento di tutti, sentimento su cui si organizza un’intera cultura) non consente di attribuire a questa cultura un valore di verità se non relativamente all’epoca e alle condizioni in cui si è formata per la necessità che l’ha fondata. Se questa cultura viene confrontata con quella di chi nello stupro vede la colpevole violenza dell’aggressore e l’innocenza senza macchia alcuna della vittima, la superiorità di quest’ultima cultura è ovvia, assoluta, inoppugnabile.

La morale non può che essere soggettiva e come tale è realativa solo alla grandezza dello spirito che giudica, ma grandezza dello spirito giudicante obbedisce a leggi che faticosamente si sono fatte spazio ma che sono altrettanto assolutamente oggettive. La conqueista di queste leggi da parte dello spirito soggettivo univerasalizza lo spirito e fonda nello Spirito la sua verità, Verità morale. In questa adesione alla Legge Morale si produce un punto vista soggettivo oggettivamente più alto. Chi vive all’interno di una cultura fonda il proprio “sentire” sulla base educativa ricevuta dall’odore del latte materno. I più all’oscuro del processo evolutivo che ha portato in porto, nel qui e ora, tutto il passato, vivono come propri tutti i retaggi sentimentali anche i più beceri e retrogradi, quelli che ora e solo ora, la civiltà chiama pregiudizi.

Lo spaventoso salto nella considerazione della donna è un parametro fondamentale, non il solo, per considerare quanto sia insulsa e sconsiderata ogni teoria sull’eguaglianza culturale dei popoli. Un’abissale ignoranza attanaglia ancora l’umanità. Esiste un’evoluzione morale, le culture non sono equipollenti, i popoli non sono uguali. Quando il giudizio si lega alla colpa nasce la giustizia, prima non occorreva ci fosse colpa per la condanna. La civilta’ impone il rispetto non l’uguaglianza. Solo la cultura ci salverà.




Prima la giustizia, poi l’economia

imagesNella recente puntata “diMartedì” ha accettato l’invito da “Giova” uno dei personaggi più discussi del passato Governo Monti, Elsa Maria Fornero, docente universitaria, esperta di macroeconomia ha ricoperto la carica di Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità, dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013, ma nota a tutti per la legge che porta il suo nome la “Legge Fornero”. Questa legge riguardante il sistema pensionistico ha rivoluzionato la vita di tutti. Le motivazioni sono presto dette: a causa dell’allungamento della vita è stato necessario posticipare il pensionamento, esisteva inoltre un buco di bilancio che rischiava di fare cadere in default l’intero Paese. Era necessario inoltre che le misure prese fossero strutturali ovvero permanenti. I parametri sono oggettivi e il target chiarissimo. La professoressa esperta di macro economia si è messa all’opera raggiungendo tutti gli obiettivi e salvando così l’Italia. L’Italia, ma non gli italiani che si vedevano scippato il proprio futuro. Gli esodati sono ancora oggi considerati un incidente, un imprevisto inciampo cui è possibile rimediare se se ne conoscono i numeri. Modifiche in tal senso dice in trasmissione la Fornero sono possibili e propone per questi diseredati, sempre che si trovino le risorse e se ne conoscano i numeri, un reddito di cittadinanza. Bontà sua.

Prima la giustizia. È bene riflettere e riflettere a fondo su che cos’è diventato un “economista”. Un economista è un individuo che fa quadrare i conti, un professionista che agisce in un unico ambito, quello economico, per necessità economica ovvero a prescindere da ciò che è giusto o che non è giusto. L’economista è uno che “conta”, uno per cui “contare” è il pensiero unico e conta i numeri senza pensare che ad ogni numero corrisponde la vita di una persona, il suo personale destino. Lo fa non per insensibilità, ma perché ritiene che questi siano “i fatti” e i soli fatti siano solo quelli economici; ritiene cioè che la sola cosa che conti sia l’economia e che salvando l’economia si salvino anche le persone. Scelte tragiche dunque, inevitabili sacrifici. Dice l’economista “così stanno le cose”. Disposta al martirio, con la schiena diritta e severità dovuta al ruolo, pur sapendosi in futuro invisa, accetta di fare “il lavoro sporco”, che sporco in verità non sarebbe, se non fosse che altri pavidi politici non lo vogliono fare temendo per la loro carriera. L’eroina non ha ambizioni politiche e agisce impavida nel superiore interesse della Nazione. Occasionalmente benestante . Gli economisti nel loro pensiero unico si adoperano persino nei limiti delle possibilità economiche del Paese a fare giustizia cercando quanto più possibile a non discriminare tra la popolazione colpita.

Eh no cara Fornero, prima la giustizia. Prima la giustizia … poi l’economia. Ciò non significa, come a te piacerebbe intendere, illudere di poter dare ciò che non si può dare, ma di contenere ciò che è possibile dare all’interno della giustizia. La giustizia deve essere il contenitore. Non ti sei accorta né di chi andavi a colpire e del modo in cui andavi a colpire? Andavi a colpire diritti acquisiti delle fasce più deboli della popolazione non interessandoti, era tuo dovere ma non ne eri stata comandata, di togliere i diritti acquisiti ai più forti. Pochi soldi, dirai tu: la balla più grossa. È solo questione di misura.

Un esperimento sull’elasticità della mente nella misura. Prendete un elastico (giallo, naturalmente) e fissate un estremità, fate un segno con la matita e poi fatene un altro. Questo semplice espediente vi darà misura della giustizia. Se un segno, il più lontano dal vincolo, indicherà la lunghezza della vita, un altro più vicino al vincolo, indicherà l’età pensionabile. Estendendo l’elastico secondo la lunghezza della vita si otterrà proporzionalmente l’età pensionabile, in passato come in futuro. E stabilirà di conseguenza il dovuto secondo le capacità delle finanze dello Stato senza scosse e balzelli o incidenti di percorso. È ovvio inoltre che in caso di crisi dovendo superare i diritti acquisiti e acquisiti da tutti, chi più ha più debba contribuire.

Riprendiamo dunque l’elastico e segniamo questa volta il reddito più alto, stendiamo cioè l’elastico fino a far coincidere il segno col reddito più alto segnato sul tavolo. Rilasciamo ora l’elastico fino ad una altro segno, sul tavolo, che indica la soglia di povertà, dopo aver tarato l’elastico sapremo con precisione quanto ciascuno, nessuno escluso, dovrà in proporzione contribuire. Questo semplice espediente permette oltretutto di agganciare la ricchezza alla povertà: se vuoi maggiore ricchezza devi tirare di più l’elastico e alzare di conseguenza la soglia di povertà. Questo rozzo sistema può trovare ben altri algoritmi, ma per quanto empirico è massimamente indicativo dell’ingiustizia finora procurata e della giustizia da per perpetrare di contro all’indifferenza mostrata nei riguardi della vita degli altri.

Un’ ultima nota. Non svegliamo il can che dorme. Quanto alla patrimoniale, cara Fornero, ti avranno certamente “suggerito” di non toccarla, ma avresti almeno dovuto prestare attenzione alle Tasse di Successione che ferme un 4% (ora 5%), contro il 40%, salvo franchigia, dei paesi anglosassoni, rappresentano un notevolissimo scandalo e sangue da vendicare. Scandalo dal quale speri certamente di cuore di non doverti mai difendere, tu e tutto l’entourage Monti, attori di primo piano nel coro della Casta. La ricchezza si sa se onestamente meritata e onestamente ereditata non è peccato e infatti anche i cammelli ora passano per la cruna dell’ago. Solo la cultura ci salverà.