Uno Stato Laico non può tener conto dell’al di là.

images-3Il Male c’è, il male si diffonde e si trasmette. Chi lo nega è il vostro assassino. Dai carnefici alle vittime scivola silenzioso, inavvertito, fatale. Il processo si chiama disumanizzazione, rende gli oppressi a volte peggiori degli oppressori. Ce lo ricorda Primo Levi: “I deportati collaborarono coi carcerieri per mantenere i privilegi a svantaggio degli altri detenuti”, ma anche Manzoni: “I provocatori, i soverchiatori sono rei non solo del male che commettono ma del pervertimento altrui”.
La disumanizzazione, la perdita dello spirito, ciò che fa dell’uomo l’uomo, degrada l’uomo fino alla bestia, fino a divenire cosa. La perdita di umanità è il male in sé e ciò che è più tipicamente umano è la Dignità. La dignità è il valore fondante per qualsiasi società che voglia dirsi civile, un bene che si deve riconoscere a tutti. La dignità è il massimo valore dell’esistenza. Nessuno deve essere o sentirsi umiliato.

In una crisi non c’è solo la recessione economica ma soprattutto un arretramento culturale che rende peggiori gli oppressi. I poveri sono pericolosi per sé e per gli altri.
Il male traligna e si manifesta nell’adesione delle masse a movimenti che si dirigono inevitabilmente verso destra, una destra non ideologica ma viscerale che raccoglie nei voti il pensiero debole e un basso sentire. Nell’indigenza il popolo si difende, odia il prossimo e vuole dittatori. Si pensi a questo : ogni solidarietà in un campo di concentramento è morta, qualsiasi sentimento, la nostalgia, il ricordo che ci lega all’essere, azzerato. Se questo è un uomo.

Possiamo tenere come punto zero il non-morto, la non-vita vissuta nei lager, e confrontare il nostro galleggiamento esistenziale a partire da quella situazione, Questo può confortarci come sconfortarci, ma preso coscienza dell’abisso si deve anche comprendere che la distanza che separa l’umanità di ciascuno da questo punto è per ciascuno differente e che tutti abbiamo una resistenza diversa a precipitare, ricordando che nei lager chi ha più dignità è il primo a cadere. Nel non essere ogni passione è spenta, la dignità irrimediabilmente perduta. Intender non lo può chi non lo prova.

La disumanizzazione non gioca solo a destra, ma penetra anche altrove laddove governi sedicenti di sinistra, governi senza radici fumatori di loto, si spingono a considerare le risorse umane come forza lavoro, come merce da poter utilizzare e trasferire in ossequio al Mercato, e alle sue leggi. L’Ideologia di Mercato nella sua essenza metafisica ha solo servitori, ma privilegia a dismisura gli uni e opprime a dismisura gli altri disinteressandosi cinicamente del co-esserci. Ananke, la necessità, governa con leggi in spregio a Dike, la giustizia, serva solo di Pluto, il denaro. Nell’Olimpo non compare Dignità.
Scrive Hannah Harendt. “Pensare non è conoscere, pensare è distinguere il bene dal male”. Ne consegue che l’ignoranza non è l’insipienza, ma non avere intendimenti morali, a qualunque classe sociale si appartenga. Cultura e morale divengono sinonimi. Un “intelligenza morale” si impone. Purtroppo non ha ancora nome.

A causa della deiezione, la caduta dal punto morale in cui ciascuno di noi si trova e che determina la nostra visione di vita, la nostra fortezza, la nostra carità , si apre un abisso verso il punto zero, il non essere in cui tutti possiamo ancora precipitare; ma bisogna anche riflettere che nella direzione opposta, andando dal non essere all’essere, la morale apre alla vita nell’intendimento del co-esserci verso nuove avventure dello spirito per progredire verso un’umanità migliore. Ciò che fa di noi i compagni di quell’effimera comparsa, il presente, nelle tenebre dell’universo e nell’eternità del tempo, ci può ancora vedere legati in spirito nell’avventura dello Spirito per l’avvenire. Il coraggio è la mazza che supera la morte. Si tratta di fiducia esistenziale e non solo di fede religiosa.

Alla filosofia morale e non certo all’economia compete dunque il primato su tutte le altre scienze. Questo ancora non è stato inteso, ancora si ride di chi voleva i filosofi al governo. Eppure irridere la civetta che vede nella notte è pericoloso. Tutto ciò che segue è più potente di ciò che l’ha preceduto. La filosofia nasce un’eternità dopo l’economia, e segna la comparsa dell’uomo non già più come sola merce nel mondo come utilizzo ma in quanto uomo nella con-passione: per questo è più potente. Il valore aggiunto all’economia è l’uomo nella sua umanità. Le cerimonie sono fatte per gli uomini e non gli uomini per le cerimonie.
 Il Mercato è una cerimonia tecnologica che nella sua metafisica non ha chi umanamente sappia tenerne le redini. Il capitalismo è un treno in corsa senza manovratore.

Non sappiamo se esista un al di là e lascio tutti liberi di credere, ma ciò che è certo è che uno Stato Laico non può che tenere in considerazione la vita, la vita di ciascuno, qui ed ora, al di là di ogni convinzione religiosa, come l’unica, la sola possibile esistenza. In questa visione che uno Stato laico non può che fare propria, l’ingiustizia dovuta alla disuguaglianza offre tutta la sua crudità e la sua crudeltà. Nessuno può permettersi di affermare giusta la ricchezza prima di aver assicurato e garantito a tutti la sopravvivenza e una vita degna di essere vissuta.
 Solo la cultura ci salverà.




Laicità come indicatore di civiltà

Casa di preghiera e studio sulla Petriplatz a Berlino In Germania chi non appartiene ad alcuna confessione religiosa rilascia una dichiarazione scritta all’Ufficio imposte che provvede ad esonerarlo dal versare le tasse ecclesiastiche, pari all’8% in più delle imposte dovute allo Stato, essendo quindi escluso dai servizi religiosi.   Questo consente di rilevare statisticamente Berlino come la metropoli con più abitanti atei o agnostici del mondo: circa il 60%, a fronte del 22,3% di evangelici, 9,15 di cattolici, 2,7% di altri cristiani, 6,2% di mussulmani, 0,4% di ebrei e 0,2% di buddisti. Ebbene a Berlino, vicino ad Alexander Platz, a Petriplatz su un’area dove sorgeva la chiesa del ‘600 di S. Pietro, col campanile più alto della città  ridotta in rovina durante la guerra ed abbattuta nel 1964  dalla DDR, sorgerà una nuova chiesa unica al mondo dedicata  alle tre religioni cristiana, mussulmana ed ebraica. Si tratta in realtà di un luogo di preghiera e di studio aperto, senza simboli religiosi,  offerta anche a tutti coloro che non appartengono a una religione.

 

 




La breccia di Porta Pia non chiude la questione romana.

Si è tornato a parlare di questione morale, dopo aver accantonato la questione meridionale, ma oggi ricorre l’anniversario della questione romana, anch’essa non ancora conclusa.




Testi

Essere per il popolo. La Cancelliera Tedesca, Angela Merkel, ha firmato con i vertici dell’industria e dei sindacati la “Carta dell’orario di lavoro orientato sulla famiglia” (Charta der familienfreundlichen Arbeitszeiten), accompagnandolo con questa esortazione: “Imprenditori, siate creativi su questo tema, altrimenti costringerete noi leader politici a essere creativi per tutti”. (Berlino, febbraio 2011)

Il bon ton dello spirito (di Walter Bocelli).  Persone noiose, pedanti e prolisse ripetono sempre le stesse cose.  Ma anche se siamo in grado di prevedere con certezza dove il discorso di un interlocutore va a parare è necessario non interrompere il discorso fino a che l’interlocutore non lo abbia concluso, sia esso una persona o un libro, qualsiasi sia la sua autorità.

In definitiva quindi qualsiasi interferenza prima che il discorso sia concluso costituisce errore. Anche se il discorso è prolisso o ci pare fuori tema deve essere comunque permesso all’interlocutore di concludere salvo a rilevare alla fine e solo alla fine l’errore ed educatamente anche la prolissità.

Non bisogna aver fretta di capire o di dimostrare di aver capito, né agli altri né a noi. La sospensione della comprensione come del giudizio è fondamentale. Tenere sospeso significa non dare voce al proprio io affidandosi completamente all’interlocutore finché il discorso non si è concluso senza tema di dimenticare o di essere sconfitti.

Spesso è la paura di dimenticare, di non riuscire a riallacciare il filo, che fa perdere il filo stesso del discorso distraendo dalla parola dell’interlocutore, provocando interruzioni che prima che nell’interlocutore sono dentro di noi e che danneggiano sia noi sia l’interlocutore.

Del resto non possiamo essere sicuri di aver inteso finché il discorso dell’interlocutore non è completamente giunto ad una fine. Si deve sempre lasciare concludere il discorso e allora e solo allora possiamo se c’è da obiettare, obiettare.

Ogni interruzione fuori o dentro rende difficoltosa la comprensione e crea disagio sia interno che esterno. Saper ascoltare è tutt’altro che facile e poche, pochissime persone lo sanno fare.  Saper ascoltare non è una virtù innata, saper ascoltare è una virtù da apprendere, occorre addestramento.

La capacità d’ascolto è minima nei bambini la cui attenzione può essere catturata solo per pochi istanti e per cose che li riguardano e li interessano direttamente. Crescendo l’individuo deve imparare che il  mondo non è a sua disposizione, e che per poter apprendere, per poter crescere, deve prestare attenzione al mondo esterno anche quando il mondo esterno non giunge a lui e a lui non si interessa.

Banalità, ma queste banalità sono alla base dell’educazione dello spirito, della nostra cultura e di qualsiasi cultura in ogni tempo. Dalla capacità di ascolto si può capire il grado di maturazione raggiunto da un individuo e il di civiltà di un popolo.  È un indice di civiltà tanto di una persona quanto di un popolo.  Mi piacerebbe vedere qualche  video e ascoltare discussioni in convegni e dibattiti in diverse nazioni.

 

Cultura e pianificazione urbana. Il Museo “104” di Parigi in rue  Aubervilliers è stato inaugurato nel 2008 come centro culturale polivalente nel quartiere popolare e periferico di Aubervilliers, ritenuto il più violento della città. Uno spazio  reso bellissimo dalla ristrutturazione, costata al Comune 100 milioni di euro, di un palazzo che dal 1905 era la sede municipale delle onoranze funebri di tutta la città. Il progetto era un laboratorio  della creazione, dedicato ai giovani (le manifestazioni a pagamento prevedono la tariffa ridotta del 50% fino ai 26 anni e oltre i 65), con residenze di artisti e iniziative per la diffusione dell’arte contemporanea, per il quale il Comune di Parigi prevedeva una sovvenzione di 8 milioni di euro all’anno.  Nel febbraio 2010 il progetto era entrato in crisi per i tagli che il Comune aveva allora annunciato, motivandoli  col presunto scarso insediamento nel panorama culturale parigino.  All’epoca della realizzazione del progetto vi furono forti contestazioni sia da parte di alcuni intellettuali che da parte del popolo residente nella banlieue, che chiedeva conto dei soldi spesi “invece di essere investiti in nuovi alloggi”.  Ma il Sindaco di Parigi Bertrand Delanoe si dichiarò convinto che la nuova fabbrica dell’arte potesse essere un soffio benefico per la vita culturale della capitale: “L’Arte fa miracoli”.

 

Laicità. Il 26 aprile  2009  Berlino  disse no al Referendum ‘Pro Reli’, che proponeva di introdurre nelle classi tra i 12 e i 16 anni corsi di religione obbligatori che, se fossero stati introdotti, avrebbero avuto lo stesso statuto (ed effetto) dei corsi di etica secolare introdotti nel 2006. Nella maggior parte dei 16 Stati (Bundeslaender) della Germania è infatti prevista la scelta facoltativa tra le materie “religione” (cristiana, ebraica,musulmana o  qualsiasi altra) insegnata da docenti provenienti dalle diverse comunità religiose (o atee) e “etica secolare”.  L’articolo del link  illustra bene la situazione, che molti commentatori di allora avevano ricondotto alla Kulturkampf della fine del 19° secolo, ma ciò che qui si vuole mettere in evidenza è piuttosto la differenza di scala che può esistere tra livelli diversi di cultura all’interno della stessa civiltà.   L’Associazione di base Pro Reli (“per la religione”), proponente il referendum, era costituita da cattolici, protestanti, ebrei e musulmani (sostenuti dalla CDU e dalla Cancelleria), mentre l’associazione Pro Ethik (“per l’etica”) soprattutto dal Sindaco di Berlino, il socialdemocratico Klaus Wowereit (SPD).