Matteo Renzi, l’ultimo tribuno del popolo di sinistra?

Cola di RienziNon ho voluto partecipare a questa edizione delle Primarie del PD per la sostanziale inconsistenza dei quattro competitori, tuttavia sono favorevole al successo di Renzi (non con il mio voto) perché la mostrata capacità di essersi costituito come attrattore rispetto  al popolo-populista di sinistra e di centro lo pone nelle condizioni, qui in Italia ed ora, di sparigliare la partita politica e far uscire il PD dalla impotenza della palude ideologica.

Dunque, Matteo Renzi ha asfaltato i suoi rivali ed ora si appresta ad asfaltare anche il PD: vince dentro il PD con l’astensione di oltre un terzo degli iscritti (sic!), indicatore della resistenza al cambiamento di una classe dirigente morta, e vince fuori dal PD con una inaspettata partecipazione al voto, indicatore della diffusa volontà di rinnovamento nella politica. Renzi cambierà sicuramente il Partito Democratico, quanto all’Italia è cosa assai più complessa e si vedrà. Un’affermazione personale che richiama alla mente mutatis mutandi  quella di Enrico Berlinguer. Intanto, a poche ore dai risultati l’annuncio della costituzione della nuova segreteria composta  da 7 donne e 5 uomini di età media 35 anni.

Come l’hanno presa gli sconfitti? Le dichiarazioni e le facce di Cuperlo e Civati durante lo spoglio delle schede ce lo hanno indicato. Più illuminante a mio parere risulta invece la dichiarazione di Enrico Letta: “Fino a ieri era in campagna elettorale, da domani anche Matteo dovrà sporcarsi le mani con le istituzioni”. Dopo un parlamentare che giudicò una ‘porcata’ la legge elettorale da lui stesso presentata e da molti appena votata, ecco un Presidente del Consiglio che ci ricorda che le istituzioni sporcano le mani (dopo ‘mani pulite’ ça va sans dire). Non è un lapsus, è che siamo parlati dalla lingua e che il livello di regressione culturale cui siamo giunti è tale che la verità può essere mostrata alla luce del sole senza che nessuno, abbagliato dalla luce, la sappia cogliere.

In attesa di passare dalle primarie all’università io mi consolo con le parole di Hegel: la frivolezza e la noia che invadono ciò che rimane ancora, il presentimento vago di qualcosa di sconosciuto, sono i segni premonitori di qualcosa d’altro che è in cammino.

 




I voti si contano e pesano.

Bersani vincerà il II° turno alle Primarie, ma probabilmente con un margine minore di quello raggiunto al I° turno , mentre la scalata di Renzi al PD si arresterà. Fino al prossimo Congresso del partito nel 2013. In molti benedicono gli effetti  ricostituenti delle Primarie sulle proiezioni di voto politico diffuse in questi giorni: il PD al 34% !   Roba da PCI alle politiche del  ’76  (34,4% dei voti), quando Amendola si spinse a disegnare i contorni di un futuro “partito unico della sinistra”.  In realtà, l’ OPA lanciata da Renzi nell’area di centro-sinistra ha comunque avuto un grande successo e già oggi  il “rottamatorre” lancia chiari messaggi dalla posizione di forza raggiunta:  “un mio partito potrebbe arrivare al 25%”  e  “io non voglio nulla ma noi abbiamo il 36%: che facciamo con chi sta con me, li cancelliamo? E’ chiaro che no.”

Non occorre una  raffinata opera di intelligence per prevedere l’evoluzione nel prossimo futuro dell’area della sinistra italiana: basta applicare il principio metodologico del rasoio di Occam e riflettere sulle ipotesi più semplici :

i) il candidato leader  prescelto con le Primarie,  qualunque esso sia,  faticherà non poco a compattare  una coalizione di centro-sinistra su un programma condiviso  e vincere le elezioni politiche;

ii)  dopo la elezione del Presidente della Repubblica (l’elezione di Mario Monti scompaginerebbe il costitunedo Centro) e i risultati dei primi “cento giorni” di scelte politiche in una crisi sociale ed economica aggravata, si arriverà in ottobre all’ o.k. corral del Congresso del PD, allorchè  una scissione della costola liberal  porterà alla costituzione del nuovo partito di Renzi: un nuovo polo di attrazione per i voti arrabbiati del M5S (spiaggiati in massa nel Parlamento e nei vari Consigli), per quelli delusi del PDL (alla ricerca di un padrone) e per quelli orfani del Centro (alla ricerca di un padre);

iii) al nucleo storico rimasto (zoccolo duro?) rimarrà la prospettiva di rifondare  il  PD su nuove basi più  apertamente e dichiaratamente socialiste,  riassorbendo  i compagni dell’ex SEL ed eleggendo Vendola nuovo segretario .

Con il pessimismo della ragione e l’ottimismo della  volontà  al II° turno voterò Bersani, ma che tristezza … già fin d’ora appaiono realistiche le premesse per nuove elezioni politiche nel 2014.

 

 

 




La finale di UE Leaders League

Al di là delle regole da applicare per la partecipazione al secondo turno, domenica 2 dicembre torneranno a votare tutti  i 3.110.211 partecipanti che si sono recati al primo turno?  La medesima  partecipazione non è affatto scontata.  Bisogna porre grande attenzione alle dichiarazioni del tipo  ‘voterò uno dei due candidati solo se risponderà alla domanda…’ che nella rete e sui giornali già si diffondono e suscitano confronti e dibattiti.  Tra i delusi e gli scontenti che si annidano nei  566.317  voti dati a Vendola e alla Puppato, forse anche tra i 43.840 dati a Tabacci, vi sono quelli che ‘va bene la democrazia, ma se non vince il mio candidato io non ci stò’.   E’ la tifoseria della curva sud della sinistra italiana.  Vendola, preso atto della sconfitta, si è subito dichiarato per il consolidamento dei voti della propria parte al candidato Bersani, al netto dei profumi di sinistra, con ciò  attirandosi critiche sulla intempestività del suo endorsement.  Io penso che Vendola, con onestà intellettuale e sagacia politica, abbia voluto colmare il vuoto creatosi nelle coscienze dei suoi sostenitori,  consapevole del rischio ‘obiezione di coscienza’ che  può condurli all’assenteismo. La partecipazione al secondo turno sarà dunque  un indicatore del cambiamento culturale e politico in atto.

Poi c’è la scelta di quale candidato premier. E qui la questione si fa difficile perchè si è eccessivamente semplificata polarizzandosi tra le due figure che più e meglio hanno saputo  comunicare al loro popolo.  In questi giorni invece tutto il popolo del centro-sinistra guarda Bersani e Renzi,  avendo però nella mente ancora le figure dei candidati esclusi dalla competizione, mentre questi parleranno per arrivare  oltre il confine del loro elettorato originale e farsi  accettare. Qui è il dilemma della politica: a più persone vuoi che arrivino i tuoi messaggi e più generici essi saranno.

Ironia della storia: il ballottaggio è una pratica decisionale che risale alla Firenze medievale, quando esisteva la Torre della Castagna, nella quale si riunivano i Priori delle Arti per decidere e votare riguardo alle tematiche più importanti. E il termine “ballotta” significa in toscano castagna.  Renzi gioca in casa: mi auguro non gli porti fortuna.




La terza via tra quarto stato e quinto potere.

Il format del confronto televisivo dei cinque candidati alle primarie del centrosinistra può essere considerato un promo del  new labour  italiano. Quale sarà il risultato delle elezioni, Matteo Renzi  può già ritenersi lo stratega vittorioso che è riuscito, dopo Tony Blair in Gran Bretagna e Bettino Craxi in Italia, a reinserire nell’agenda politica italiana la prospettiva di una “terza via”o di un “nuovo corso”, rivolgendosi tanto ai progressisti del PD, quanto ai moderati del centro e centrodestra.

Con la sua immagine di leader giovane e brillante, un pò socialista e un pò liberale, certamente cattolico, brandendo la rottamazione come strumento del rinnovamento politico italiano ha forzato  il processo di rinnovamento nel Partito Democratico  e  sdoganato i moderati  rimasti intrappolati nell’isolamento  centrista o in ostaggio alla follia berlusconiana.  La stessa disposizione del setting televisivo, con la sua figura al centro del gruppo dei candidati, ci indica la posizione da lui conquistata dalla quale ci ammonisce che: sono io l’unica soluzione politica alternativa che può unire il Paese e sconfiggere la deriva  di Grillo, dopo quella di Berlusconi. Déjà vu.

Matteo Renzi e Beppe Grillo sono così diventati i due nuovi poli di attrazione nello spettacolo politico nostrano (presto vedremo con quali numeri,  nel frattempo le proiezioni Primarie collocano  Renzi a circa il 40%, ad un punto da Bersani e  in Sicilia M5S  è risultato il primo partito con  il 15% ).  Un crescente numero di elettori  si recherà alle primarie  polarizzato dal confronto Renzi vs. Bersani, ma avendo in testa  per le future politiche il confronto Renzi vs. Grillo.  Verosimilmente i risultati delle Primarie saranno a favore di Bersani, ma la questione è: al primo o al secondo turno? Già, perchè la prospettiva del ballottaggio, con buona pace dei sostenitori dei valori assoluti della trasparenza e della democraticità, sarà percepita come una sconfitta all’interno del PD di Pierluigi Bersani e la vittoria simbolica oltre il PD di Renzi.

Quanto ai due outsiders Laura Puppato e Bruno Tabacci spiace constatare la scarsa attenzione loro rivolta, che peraltro conferma la supremazia della politica spettacolo. Nel corso del dibattito alcuni hanno vantato l’applicazione delle “quote rosa”nei prorpi governi (Renzi ha chiosato che nella sua giunta c’è una Assessore donna in più dei colleghi uomini, al contrario della Giunta Regione Puglia che rimane al 50%, sic!) senza che alcuno rilevasse che lì, proprio lì, tra i candidati alle Primarie vi fosse una sola donna su cinque candidati.

Laura Puppato, ovvero la concretezza femminile in alternativa al pragmatismo (o cinismo?) maschile. Ma anche lei non scherza con l’deologia, a proposito dell’uso del cellulare durante il dibattito il giorno dopo rivela al mondo che “Il buon Renzi riceveva costantemente i messaggi sul telefonino e li leggeva ” concludendo  con un tono più materno che da potenziale leader che “Questo ragazzo sembrava teleguidato”.  L’ideologia del genere contro l’ideologia dell’età.

Quanto a Bruno Tabacci , stimabile esponente del moderatismo cattolico munito però di etica protestante, non gli è restato che correggere qualche intemperanza nell’interpretazione giovanile per esempio circa l’abbattimento dei costi della politica (10 ministri per governare l’Italia?) e di onestamente chiedere voti non tanto per sè, quanto per il centrosinistra  così ben rappresentato dal mix dei cinque candidati (Bruno Tabacci Ministro?).

Rimane Nichi Vendola, con le sue narrazioni.   Gli anatemi di Dalema prima di cadere su Renzi si rivolsero a Vendola (a quanto  sembra  portano piuttosto fortuna).  Alla realpolitik risulta sempre invisa ogni tipo di narrazione sul futuro, su un nuovo mondo, per un attaccamento ossessivo al principio di realtà  vissuto in opposizione al principio del piacere. Ma qui è il punto di queste Primarie: il confronto tra due tipi di narrazioni.

Quella di Renzi che si presenta realista, pragmatica e concreta: ricambio generazionale e governo efficiente: “Questo non è un programma: la solita raccolta di buone intenzioni e di proposte astratte che popolano le campagne elettorali e spariscono il giorno dopo. Qui non troverete né proclami, né promesse, perché la formula magica per risolvere i problemi dell’Italia non esiste. Ciò che esiste è un Paese stracolmo di capacità e di energie. Un Paese che, nella sua storia, è sempre uscito più bello e più forte dalle crisi che ha attraversato. E lo ha fatto grazie all’unica risorsa naturale della quale dispone in abbondanza: il talento degli italiani”.

Quella di Vendola è così da lui sintetizzabile : “Se vogliamo che il futuro non sia lasciato al caso o diventi un qualcosa di cui avere paura è necessario tornare a credere nel valore delle idee. Le idee sono la causa di tutto ciò che ci circonda e la cultura è la loro unione”. E nelle proposte di Vendola la voce Cultura appare al primo posto, seguita dalla Formazione.  Quali basi più concrete di queste, per esempio, possono fondare un programma davvero realistico e non populista?

Ebbene voterò per Vendola, ma a lui vorrei rivolgere questa critica che è anche il mio rammarico per un’occasione perduta: tu e non Renzi, avendo una giusta  concezione della cultura,  avresti dovuto assumere il ruolo di “rifondare” il Partito Democratico e tutta la sinistra traghettandole fuori dalle storiche secche ideologiche alle quali  sono ancora in parte ancorate,  dal  momento che, senza nulla togliere al valore degli ideali socialisti sempre validi perchè umanitari, non si tratta più di realizzare una missione della storia. E’ questo un retaggio  che frena e limita  la tua stessa prospettiva di  risollevare il nostro Paese dalla palude partitica dell’asse destra-sinistra, con le idee e la cultura che è la loro unione: “L’amore che muove il Sole e le altre stelle”.  Lo spirito non è nella Storia, ma nell’Evoluzione.

L’etica che supporta la mia intelligenza mi induce ancora una volta a partecipare alle Primarie perchè, sebbene nessuno dei cinque candidati rappresenti sufficientemente la mia visione del mondo, c’è un Paese da governare.  Si, ma il modo con cui saranno governati deciderà del loro futuro. Milioni di  persone perbene hanno “diritto alla felicità” perchè la meritano in quanto cittadini in una democrazia (mi permetto una libera citazione di un fondamentale principio tratto dalla Costituzione Americana, che manca alla nostra). Così come in un primo momento abbiamo  accolto favorevolmente il Governo Monti come una finestra che si apriva sulla stanza dall’aria resa irrespirabile dal ventennio berlusconiano, con ciò riequilibrando l’inquinamento indoor con quello atmosferico, oggi penso  si debba comunque sostenere queste Primarie e il risultato che ne seguirà con la  consapevolezza che solo la cultura ci potrà salvare.




Rottamazione o secessione?

Gran traffico sulla strada per l’Aventino: c’è chi vi sale e chi vi discende.  E’ più facile che un politico nuovo o meno scenda in campo che mantenere lo spirito critico in uno spazio reso sempre più ristretto dalle vergogne dell’esercizio del potere. Tuttavia sappiamo anche che “il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto insieme alle loro ossa”.  Tra i motivi che rendono gli scandali attuali del potere ben più gravi e preoccupanti di tangentopoli v’è il progressivo sottrarsi dall’impegno di governo di personalità politiche e tecniche di valore. Il fenomeno è correlato all’allontanamento nel popolo dall’interesse nella politica  e  al  progressivo aumento del voto di protesta e dell’astensionismo.  Oggi è l’ideologia dell’età dopo quella di genere, per altro ancora viva e diffusa, a condizionare e forse  anche a fornire un alibi per il ritiro (o la fuga?) nel privato

Nelle circostanze in cui si trova la  democrazia in Italia le persone per bene (ribadisco persone non “i-giovani” o “le-donne”) hanno il dovere morale di mettersi a disposizione del Paese e i governanti la responsabilità di farli emergere per utilizzare i loro valore.  In questa prospettiva la società civile (sic!) dovrebbe pretendere dai candidati alle Primarie che si esprimessero con chiarezza e determinazione  sia sui programmi,  sia sulle persone su cui si intende contare per la rinascita, per esempio, quale personalità ai miniseri per l’economia, gli esteri, welfare state,   cultura,   lavoro …

Dopo l’abbinamento  Napolitano – Monti che ha avuto se non altro il merito di aver  restituito credibilità di fronte al mondo, quale visione per la coincidenza delle due prossime elezioni alle massime  cariche istituzionali e politiche?  Cosa pensano i candidati, per esempio, sulla disponibilità a proporre e a sostenere  la candidatura di Mario Monti alla Presidenza della Repubblica?

Pensando ai nomi che in questi giorni e ancor più nei prossimi sfileranno sulla passerella mediatica tra scandali, dimissioni, ritiri, candidature, noi cittadini participeremo alle Primarie “per seppellire le loro ossa o per tesserne le lodi”?