La terza via tra quarto stato e quinto potere.

Il format del confronto televisivo dei cinque candidati alle primarie del centrosinistra può essere considerato un promo del  new labour  italiano. Quale sarà il risultato delle elezioni, Matteo Renzi  può già ritenersi lo stratega vittorioso che è riuscito, dopo Tony Blair in Gran Bretagna e Bettino Craxi in Italia, a reinserire nell’agenda politica italiana la prospettiva di una “terza via”o di un “nuovo corso”, rivolgendosi tanto ai progressisti del PD, quanto ai moderati del centro e centrodestra.

Con la sua immagine di leader giovane e brillante, un pò socialista e un pò liberale, certamente cattolico, brandendo la rottamazione come strumento del rinnovamento politico italiano ha forzato  il processo di rinnovamento nel Partito Democratico  e  sdoganato i moderati  rimasti intrappolati nell’isolamento  centrista o in ostaggio alla follia berlusconiana.  La stessa disposizione del setting televisivo, con la sua figura al centro del gruppo dei candidati, ci indica la posizione da lui conquistata dalla quale ci ammonisce che: sono io l’unica soluzione politica alternativa che può unire il Paese e sconfiggere la deriva  di Grillo, dopo quella di Berlusconi. Déjà vu.

Matteo Renzi e Beppe Grillo sono così diventati i due nuovi poli di attrazione nello spettacolo politico nostrano (presto vedremo con quali numeri,  nel frattempo le proiezioni Primarie collocano  Renzi a circa il 40%, ad un punto da Bersani e  in Sicilia M5S  è risultato il primo partito con  il 15% ).  Un crescente numero di elettori  si recherà alle primarie  polarizzato dal confronto Renzi vs. Bersani, ma avendo in testa  per le future politiche il confronto Renzi vs. Grillo.  Verosimilmente i risultati delle Primarie saranno a favore di Bersani, ma la questione è: al primo o al secondo turno? Già, perchè la prospettiva del ballottaggio, con buona pace dei sostenitori dei valori assoluti della trasparenza e della democraticità, sarà percepita come una sconfitta all’interno del PD di Pierluigi Bersani e la vittoria simbolica oltre il PD di Renzi.

Quanto ai due outsiders Laura Puppato e Bruno Tabacci spiace constatare la scarsa attenzione loro rivolta, che peraltro conferma la supremazia della politica spettacolo. Nel corso del dibattito alcuni hanno vantato l’applicazione delle “quote rosa”nei prorpi governi (Renzi ha chiosato che nella sua giunta c’è una Assessore donna in più dei colleghi uomini, al contrario della Giunta Regione Puglia che rimane al 50%, sic!) senza che alcuno rilevasse che lì, proprio lì, tra i candidati alle Primarie vi fosse una sola donna su cinque candidati.

Laura Puppato, ovvero la concretezza femminile in alternativa al pragmatismo (o cinismo?) maschile. Ma anche lei non scherza con l’deologia, a proposito dell’uso del cellulare durante il dibattito il giorno dopo rivela al mondo che “Il buon Renzi riceveva costantemente i messaggi sul telefonino e li leggeva ” concludendo  con un tono più materno che da potenziale leader che “Questo ragazzo sembrava teleguidato”.  L’ideologia del genere contro l’ideologia dell’età.

Quanto a Bruno Tabacci , stimabile esponente del moderatismo cattolico munito però di etica protestante, non gli è restato che correggere qualche intemperanza nell’interpretazione giovanile per esempio circa l’abbattimento dei costi della politica (10 ministri per governare l’Italia?) e di onestamente chiedere voti non tanto per sè, quanto per il centrosinistra  così ben rappresentato dal mix dei cinque candidati (Bruno Tabacci Ministro?).

Rimane Nichi Vendola, con le sue narrazioni.   Gli anatemi di Dalema prima di cadere su Renzi si rivolsero a Vendola (a quanto  sembra  portano piuttosto fortuna).  Alla realpolitik risulta sempre invisa ogni tipo di narrazione sul futuro, su un nuovo mondo, per un attaccamento ossessivo al principio di realtà  vissuto in opposizione al principio del piacere. Ma qui è il punto di queste Primarie: il confronto tra due tipi di narrazioni.

Quella di Renzi che si presenta realista, pragmatica e concreta: ricambio generazionale e governo efficiente: “Questo non è un programma: la solita raccolta di buone intenzioni e di proposte astratte che popolano le campagne elettorali e spariscono il giorno dopo. Qui non troverete né proclami, né promesse, perché la formula magica per risolvere i problemi dell’Italia non esiste. Ciò che esiste è un Paese stracolmo di capacità e di energie. Un Paese che, nella sua storia, è sempre uscito più bello e più forte dalle crisi che ha attraversato. E lo ha fatto grazie all’unica risorsa naturale della quale dispone in abbondanza: il talento degli italiani”.

Quella di Vendola è così da lui sintetizzabile : “Se vogliamo che il futuro non sia lasciato al caso o diventi un qualcosa di cui avere paura è necessario tornare a credere nel valore delle idee. Le idee sono la causa di tutto ciò che ci circonda e la cultura è la loro unione”. E nelle proposte di Vendola la voce Cultura appare al primo posto, seguita dalla Formazione.  Quali basi più concrete di queste, per esempio, possono fondare un programma davvero realistico e non populista?

Ebbene voterò per Vendola, ma a lui vorrei rivolgere questa critica che è anche il mio rammarico per un’occasione perduta: tu e non Renzi, avendo una giusta  concezione della cultura,  avresti dovuto assumere il ruolo di “rifondare” il Partito Democratico e tutta la sinistra traghettandole fuori dalle storiche secche ideologiche alle quali  sono ancora in parte ancorate,  dal  momento che, senza nulla togliere al valore degli ideali socialisti sempre validi perchè umanitari, non si tratta più di realizzare una missione della storia. E’ questo un retaggio  che frena e limita  la tua stessa prospettiva di  risollevare il nostro Paese dalla palude partitica dell’asse destra-sinistra, con le idee e la cultura che è la loro unione: “L’amore che muove il Sole e le altre stelle”.  Lo spirito non è nella Storia, ma nell’Evoluzione.

L’etica che supporta la mia intelligenza mi induce ancora una volta a partecipare alle Primarie perchè, sebbene nessuno dei cinque candidati rappresenti sufficientemente la mia visione del mondo, c’è un Paese da governare.  Si, ma il modo con cui saranno governati deciderà del loro futuro. Milioni di  persone perbene hanno “diritto alla felicità” perchè la meritano in quanto cittadini in una democrazia (mi permetto una libera citazione di un fondamentale principio tratto dalla Costituzione Americana, che manca alla nostra). Così come in un primo momento abbiamo  accolto favorevolmente il Governo Monti come una finestra che si apriva sulla stanza dall’aria resa irrespirabile dal ventennio berlusconiano, con ciò riequilibrando l’inquinamento indoor con quello atmosferico, oggi penso  si debba comunque sostenere queste Primarie e il risultato che ne seguirà con la  consapevolezza che solo la cultura ci potrà salvare.